Cronista del gusto, giudice delle verità scomode: Raspelli, 50 anni dopo

Maria Giovanna Labruna • 7 ottobre 2025

Nel 1975 l’esordio in punta di penna di un giovane cronista che avrebbe riscritto le regole del giornalismo gastronomico e d’inchiesta.

C’è un’immagine, apparentemente minuta, che ancora oggi resiste alla voracità del tempo: un piccolo profilo scuro, quasi una silhouette stilizzata, a fianco di una firma in calce a un articolo. Era il 1975, e su una testata milanese compariva per la prima volta il “faccino nero” di Edoardo Raspelli.
Un gesto grafico, sì, ma anche simbolico. Una scelta controcorrente in un’epoca in cui il giornalismo cominciava ad affacciarsi all’era della spettacolarizzazione. Mezzo secolo dopo, quel debutto appare oggi come un vero e proprio atto fondativo. Non solo di una carriera, ma di un’idea di giornalismo.
Raspelli, allora poco più che ventenne, sceglieva di raccontare senza mettersi al centro, di indagare senza gridare, di firmare senza mostrarsi. In un tempo in cui il narcisismo era ancora una tentazione e non ancora sistema, quel “faccino nero” era già resistenza culturale.
Il cronista che venne dalla cronaca
Prima di diventare il volto – e la voce – autorevole della critica gastronomica italiana, Edoardo Raspelli fu uomo di cronaca. Conosceva le periferie e i silenzi delle aule giudiziarie, sapeva cogliere la verità nei dettagli minimi, nelle crepe di un verbale o nei margini di una fotografia.
Era, prima di tutto, un giornalista nel senso più pieno del termine: osservatore, testimone, mediatore tra il reale e il lettore.
Il suo stile si distingueva già allora: asciutto, mai retorico, spesso ironico ma mai cinico. Un equilibrio difficile da mantenere, soprattutto nel giornalismo italiano degli anni Settanta, attraversato da tensioni ideologiche e da un linguaggio spesso enfatico.
Raspelli andava in un’altra direzione: la sobrietà come forma di precisione.
Il “faccino nero” non era solo un vezzo grafico. Era un programma estetico e morale. In un mondo che cominciava a raccontarsi attraverso l’immagine, Raspelli sceglieva l’ombra. Non per nascondersi, ma per lasciare spazio ai contenuti.
Era il racconto – e non il raccontatore – al centro della scena.
Quella cifra stilistica ha accompagnato tutta la sua carriera. Anche quando, decenni dopo, è diventato volto televisivo, opinionista, autore, divulgatore, Raspelli non ha mai ceduto alla tentazione dell’effetto. Ha portato nelle case degli italiani un’idea colta e rigorosa del gusto, dell’alimentazione, della cultura materiale, senza mai scivolare nell’intrattenimento puro.
Ridurre Raspelli a “critico gastronomico” sarebbe un errore. La sua opera – giornalistica e culturale – è molto più ampia: è un racconto antropologico dell’Italia, delle sue trasformazioni, dei suoi riti.
Ha contribuito, spesso in solitudine, a dare dignità critica alla cucina come fatto sociale, storico, perfino politico. Ha raccontato territori, prodotti, ma soprattutto uomini e donne: cuochi, osti, contadini, artigiani.
Ne ha fatto letteratura, con il lessico del cronista e la sensibilità del narratore.
Oggi, a cinquant’anni da quel primo articolo firmato con un “faccino nero”, è forse il momento di rileggere l’opera di Raspelli non solo come testimonianza di un percorso personale, ma come capitolo rilevante della storia del giornalismo italiano.
Un giornalismo che sapeva ancora ascoltare, camminare, interrogare. E che trovava forza proprio nella misura, nel dettaglio, nel dubbio.
Non è solo nostalgia. È un invito a ricordare che, prima delle luci, delle firme a caratteri cubitali, dei volti ovunque esibiti, c’erano – e ci sono ancora – cronisti che scelgono la penombra.
Come quel piccolo “faccino nero” nato mezzo secolo fa. Silenzioso, ma più eloquente di molti proclami.
A settantacinque anni suonati, Edoardo Raspelli continua a essere una voce libera e riconoscibile nel panorama dell’informazione enogastronomica italiana. Le sue collaborazioni editoriali proseguono con regolarità, così come la sua presenza in programmi televisivi, conferenze, eventi dedicati al gusto e alla cultura del territorio.
Nonostante il cambiamento radicale dei linguaggi mediatici – sempre più orientati all’effimero e al consenso facile – Raspelli resta fedele a sé stesso: una penna fuori dal coro, capace ancora di scrivere recensioni severe, racconti appassionati, analisi documentate.
Continua a viaggiare, a visitare ristoranti, a incontrare produttori, con lo stesso sguardo curioso (e critico) di sempre. E se il tono può sembrare ruvido, è solo perché non ha mai accettato di barattare la verità con la cortesia.
Il suo stile – sobrio, netto, mai ruffiano – rimane un esempio raro di coerenza per chi oggi prova a raccontare l’Italia del gusto senza perdersi tra influencer, sponsorizzazioni e storytelling autoreferenziale.
Ed è proprio in questo contesto che Raspelli torna protagonista anche in televisione, con un programma tutto suo: “L’Italia che mi piace – In viaggio con Raspelli”, ideato e scritto da Fabrizio Berlincioni, già autore di Mela Verde e paroliere di fama nazionale e internazionale.
Un ritorno importante, dopo 22 anni di successi nel format storico di Mediaset, per un progetto che riporta al centro il territorio, i prodotti tipici, le persone che fanno l’Italia vera.
Il programma ha uno stile asciutto, giornalistico, professionale. Nessuna forzatura, nessuna spettacolarizzazione: solo il racconto puntuale di un’Italia che spesso non fa rumore, ma che merita di essere vista, conosciuta, riconosciuta.
Cinquant’anni dopo quel primo “faccino nero”, Edoardo Raspelli continua a scrivere. E a far discutere.
Ma soprattutto, continua a raccontare l’Italia che gli (e ci) piace. Un’Italia che lavora, che produce, che conserva saperi antichi. Un’Italia fatta di mani, di fatica, di eccellenza.
E forse, in un’epoca dove tutto sembra effimero e filtrato, la sua voce ruvida e autentica è proprio ciò di cui abbiamo ancora – e sempre – bisogno.

Autore: La Redazione 14 ottobre 2025
I dati Istat e DMO parlano chiaro: il capoluogo partenopeo è la città italiana con la crescita turistica più alta. Tra mare, storia, arte e umanità, Napoli incanta e conquista. E non è più quella in bianco e nero dei luoghi comuni: oggi brilla di luce propria. Napoli non si guarda più da lontano. Si vive, si fotografa, si racconta. I dati parlano chiaro: con un impressionante +45% di crescita nel flusso turistico registrato negli ultimi tre anni, il capoluogo partenopeo si impone come la città italiana con l'incremento più alto, superando icone storiche del turismo come Roma, Milano, Venezia e Firenze. A certificarlo sono i numeri diffusi dall'Istat e dalle principali DMO (Destination Management Organization), che monitorano costantemente l’andamento del turismo nelle principali destinazioni italiane. E Napoli, oggi, è la vera protagonista. Da cartolina dimenticata a meta internazionale Un tempo raccontata con immagini in bianco e nero, spesso vittima di stereotipi e cronaca, Napoli ha saputo ribaltare la narrativa su di sé. Oggi si presenta al mondo a colori vividi: quelli dei vicoli dei Quartieri Spagnoli, dei tramonti sul lungomare di Mergellina, delle opere d’arte del Museo di Capodimonte, della street art di San Giovanni a Teduccio e del calore umano di una popolazione che non ha eguali. “I turisti non vengono più solo per il Vesuvio o per una pizza — spiega un operatore turistico — ma per respirare una città autentica, ricca di cultura, energia e storia. Qui tutto è vivo, tutto è vero.” Una crescita che sfida anche il Giubileo Sorprende ancor di più il fatto che Napoli abbia fatto registrare numeri superiori persino a Roma, che pure si prepara al Giubileo 2025 con una raffica di eventi e investimenti. Milano, capitale economica e del design, Firenze, culla del Rinascimento, e Venezia, da sempre regina del turismo internazionale, devono ora fare i conti con l’ascesa partenopea. Merito dei napoletani, protagonisti della rinascita Il boom turistico non è solo frutto di un paesaggio mozzafiato o di un patrimonio artistico straordinario. È merito anche dei napoletani, che hanno saputo trasformare la loro identità in valore. Dall’accoglienza familiare dei B&B di Spaccanapoli, alla creatività degli artigiani di San Gregorio Armeno, fino al talento degli chef e pizzaioli che portano nel mondo il gusto autentico della tradizione. “Napoli è cambiata, ma è rimasta fedele a sé stessa. Non ha rinunciato al suo cuore popolare per piacere ai turisti — dice una guida locale — e forse è proprio questo il segreto del suo successo.” Con l’arrivo di nuovi investimenti, eventi culturali internazionali, collegamenti aerei potenziati e una rinnovata attenzione all’offerta sostenibile, Napoli guarda avanti. Ma lo fa con i piedi ben piantati nella sua terra, fiera della sua anima e della sua storia. Perché oggi Napoli non è più la città da evitare. È la città da vivere. E finalmente, da raccontare a colori.
Autore: Aldo Padovano 13 ottobre 2025
ùIl progetto Typic Awards 2025 nasce con l’obiettivo di celebrare e valorizzare il talento dei pizzaioli, italiani ma anche internazionali, presenti in Svizzera. Un progetto teso a valorizzare e promuovere, quindi, le eccellenze italiane e gli artigiani dell’arte bianca che vivono e lavorano in Svizzera. L’evento è organizzato da: Vincenzo Vitale – CEO di Typicallitaly Group, pizzaiolo napoletano che ha trasformato una passione di famiglia in un progetto di vita. Cresciuto a Napoli, ha indossato il grembiule a soli 12 anni, iniziando un percorso che lo avrebbe portato lontano. Nel 2014 arriva in Svizzera, a Losanna, dove continua a coltivare la sua arte e a farsi cono-scere per l’amore verso la pizza autentica e per l’attenzione ai prodotti di qualità. Da quell’esperienza nasce l’idea di creare un ponte tra la tradizione italiana e il mercato svizzero: così prende vita TYPICALLITALY Group SA; Enzo Zuzù Esposito – CEO dell’agenzia di web marketing ZuzùWork. Enzo Esposito, conosciuto come “Zuzù”, è un creativo e marketer napoletano che ha fatto della co-municazione nel mondo food la sua firma personale. Fondatore di ZuzuWork, agenzia con sede a Salerno, lavora a fianco di pizzaioli, panificatori e brand gastronomici ita- liani e svizzeri, costruendo strategie, eventi e contenuti che mettono al centro l’au-tenticità. La sua esperienza spazia dalla gestione social all’organizzazione di eventi in-ternazionali, fino alla creazione di format video che uniscono marketing e teatro, sua grande passione. L’evento è realizzato anche grazie al sostegno di aziende leader nel settore come: le farine di Molino Magri e le farine di Molini Ambrosio; i prodotti senza glutine di Blu Italia; i prodotti caseari del caseificio LaMara; i prodotti conservieri di Corte Salcuni; i pomodori di Tomo Tomo. Partner tecnici invece sono ZuzùWork, 100 grammi e Sferagroup. Ospiti d’eccezione dell’evento saranno Marco Quintili, celebrato maestro pizzaiolo napoletano, e Filippo Rosato, tecnico di Molini Ambrosio. Gli iscritti, oltre 100 pizzaioli e pizzerie in tutta la Svizzera, potranno concorrere a ben 7 categorie specifiche, ovvero: · Miglior Pizza Classica, la pizza che meglio rappresenta la tradizione e gli ingre-dienti autentici della tradizione napoletana ed italiana; · Miglior Pizza Dessert, la miglior pizza dessert, tra creatività e gusto tipici di fine pasto. · Miglior Comunicazione, premio alla pizzeria con la strategia di comunicazione più efficace e coinvolgente; · Miglior Pizza Contemporanea, ovvero la pizza con impasti o ingredienti speciali (es. multicereali, carbone vegetale, farine speciali) realizzate con le moderne tecniche di impasto; · La Pizza più Bella, ovvero la presentazione visiva più accattivante e artistica di una pizza; · Miglior Pizza Senza Glutine, la miglior pizza gluten free, perfetta per chi soffre di celiachia; · Topping più Creativo, la combinazione di ingredienti più bilanciata, innovativa e gustosa. Dall’evento verrà eletto il Miglior Pizzaiolo 2025, ovvero il pizzaiolo che nella pro-pria pizzeria si contraddistingue per tecnica, creatività e qualità complessiva delle sue pizze. Per concorrere a questa categoria, è necessario iscriversi ad almeno 3 categorie sopracitate. Dalla sua apertura a marzo fino ad oggi, giovedì 9 ottobre, le iscrizioni sono state to-talmente gratuite per tutti i partecipanti. A valutare le pizze e le pizzerie c’è stata una giuria di qualità composta da esperti del settore, critici gastronomici e chef professionisti, che da marzo scorso, dal giorno di apertura delle iscrizioni, ha iniziato il processo di valutazione visitando in maniera anonima le pizzerie. I volti dei 4 esperti verranno rivelati il prossimo 19 ottobre, giorno della premiazione. I criteri di valutazione varieranno in base alla categoria e includeranno: - Gusto e qualità degli ingredienti; - Presentazione e creatività; - Tecnica di preparazione e cottura; - Innovazione e reinterpretazione della tradizione; - Esperienza complessiva in pizzeria (servizio, ambiente, attenzione ai dettagli). Un evento importante che celebra l’eccellenza italiana ed i grandi pizzaioli presenti in Svizzera.
Autore: La Redazione 13 ottobre 2025
La passione per il tiramisù ha infiammato Treviso nel lungo weekend della Tiramisù World Cup 2025 , che ha visto sfidarsi centinaia di aspiranti campioni del dolce al cucchiaio più iconico d’Italia. Dopo una serrata competizione fatta di mascarpone, savoiardi e tanta creatività, a salire sul gradino più alto del podio sono state due donne italiane, entrambe venete: Barbara Tosato da Mestre per la ricetta originale, e Daniela De Biasio da Farra di Soligo per la versione creativa. Giunta alla nona edizione, la manifestazione – ormai celebre a livello internazionale – ha celebrato quest’anno anche la figura di Giuseppe “Bepo” Maffioli, gastronomo e attore trevigiano, tra i primi a documentare le origini del tiramisù. Una dedica importante, in una cornice che mescola cultura, territorio e passione culinaria. I sei finalisti in gara A contendersi il titolo nelle due categorie sono arrivati in finale: Ricetta Classica: Daniele Giovinazzo (Aosta) Barbara Tosato (Mestre) Monia Salvadori (Spresiano) Ricetta Creativa: Manuel Coletti (Vazzola) – con un tiramisù alle pesche sciroppate, noci e cioccolato fondente Daniela De Biasio (Farra di Soligo) Paolo Silvegni (Rimini) – con fava Tonka e cannella Barbara Tosato ha conquistato la giuria con un tiramisù impeccabile nella tecnica e nell’equilibrio dei sapori. La sua interpretazione classica ha convinto per la perfetta armonia tra crema al mascarpone e bagna al caffè. Daniela De Biasio, invece, ha stupito nella categoria creativa, dove è possibile aggiungere fino a tre ingredienti non canonici. La sua proposta ha unito audacia e raffinatezza, pur mantenendo l’anima del tiramisù: un equilibrio non facile da raggiungere. La Tiramisù World Cup non è solo una gara: è un festival del gusto che coinvolge appassionati, turisti e operatori del settore. Degustazioni, laboratori, talk e showcooking rendono l’evento un punto di riferimento per il mondo del dessert. Con questa edizione, Treviso si conferma ancora una volta capitale mondiale del tiramisù. E mentre il dolce vola in giro per il mondo, il cuore del suo successo resta saldamente ancorato alla tradizione italiana.
Autore: Maria Giovanna Labruna 11 ottobre 2025
Fiera Bolzano, 13–16 ottobre 2025 Torna l'appuntamento di riferimento per il mondo dell’hotellerie e della ristorazione: Hotel 2025, la fiera che anticipa i trend dell'accoglienza del domani. Dal 13 al 16 ottobre, professionisti, aziende e operatori del settore si danno appuntamento a Bolzano per scoprire le soluzioni che ridisegneranno l’esperienza dell’ospitalità. Un evento per chi guarda avanti Hotel 2025 si conferma punto di incontro strategico per chi vuole innovare, investire e distinguersi in un mercato sempre più attento alla qualità, all’ambiente e al benessere del cliente. L’edizione di quest’anno promette un programma ancora più ricco, con focus su: Architettura e design sostenibile: materiali ecocompatibili, sistemi a basso impatto energetico e soluzioni per hotel a impatto zero. Tecnologie smart: automazione, intelligenza artificiale e strumenti digitali per ottimizzare la gestione e migliorare l’esperienza dell’ospite. Nuovi concept di ospitalità: format ibridi che integrano turismo, wellness e gastronomia locale. Esperienze, formazione e networking A completare l’offerta espositiva, un palinsesto di eventi collaterali pensati per ispirare e formare i professionisti: Talk e tavole rotonde con esperti del settore, architetti, chef e innovatori. Showcooking con protagonisti della cucina d’autore e focus su sostenibilità e filiera corta. Momenti di networking per creare sinergie, scoprire nuovi partner e valorizzare il territorio. Perché partecipare Hotel 2025 non è solo una fiera: è un hub di idee, una piattaforma di scambio e un’opportunità concreta per chi vuole restare competitivo in un mercato in trasformazione. Un evento imperdibile per albergatori, ristoratori, architetti, designer e operatori del turismo. 🎟️ Per info, programma completo e biglietti: sito ufficiale di Fiera Bolzano
Autore: Sabrina Altamura 9 ottobre 2025
.Ottobre è il mese dei nuovi inizi. Dopo il ritmo frenetico dell’estate, ci invita a rallentare, a respirare con calma, a ritrovare equilibrio. Con i suoi colori caldi e avvolgenti, l’autunno ci accompagna verso una stagione di cura e consapevolezza. Il marrone delle castagne richiama stabilità e radicamento: ci nutre con fibre e sali minerali, regalandoci energia naturale. L’arancione della zucca e degli agrumi ci sostiene nelle relazioni, ci scalda l’umore e rafforza il corpo con la vitamina A e la vitamina C. Il rosso intenso del melograno ci dà forza e vitalità, grazie ai polifenoli che proteggono il nostro organismo. Ma ottobre non è solo il mese dei colori caldi. Ottobre è anche rosa. È il colore della prevenzione, della gentilezza verso sé stesse, della salute che parte dall’ascolto e dall’amore per il proprio corpo. La prevenzione non riguarda solo esami e controlli: è anche prendersi del tempo, respirare profondamente, scegliere con cura ciò che ci fa bene. È uno stile di vita consapevole, fatto di piccole scelte quotidiane. Perché sì, siamo anche le scelte che facciamo. Ottobre ci ricorda che prendersi cura di sé è un atto d’amore. E ogni giorno è buono per ricominciare.
Autore: La Redazione 8 ottobre 2025
ROMA – I recenti dazi imposti dagli Stati Uniti sulla pasta italiana hanno scatenato la reazione dei pastifici nazionali, che si preparano ad avviare azioni legali contro la misura ritenuta “ingiustificata e discriminatoria”. Parallelamente, l’Unione Europea si dice pronta a intervenire, annunciando un’analisi dettagliata del provvedimento americano e l’eventuale apertura di un contenzioso a livello internazionale. Il Dipartimento del Commercio statunitense ha annunciato l’entrata in vigore di nuove tariffe sull’importazione di pasta secca proveniente dall’Italia, giustificate con presunti casi di dumping e sovvenzioni pubbliche. Le tariffe, che potrebbero arrivare fino al 20%, colpiscono un settore simbolo del Made in Italy, con esportazioni verso gli USA che nel 2024 hanno superato i 500 milioni di euro. Reazione dell’industria italiana “I dazi sono un attacco diretto al nostro comparto e rischiano di danneggiare sia i produttori che i consumatori americani,” ha dichiarato Riccardo Felicetti, presidente di Unione Italiana Food – Pasta, la principale associazione del settore. “Stiamo valutando tutte le strade legali possibili, sia a livello nazionale che europeo, per difendere il nostro prodotto e le nostre imprese”. Molti produttori temono ripercussioni pesanti, soprattutto per le piccole e medie aziende che basano una parte rilevante del proprio fatturato sull’export verso gli Stati Uniti. Alcune imprese, secondo fonti di settore, stanno già studiando possibili ricorsi presso il WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio). Bruxelles monitora e prepara contromosse La Commissione Europea ha fatto sapere di seguire con attenzione la vicenda. In una nota ufficiale, l’esecutivo UE ha espresso “forte preoccupazione” per i nuovi dazi, affermando che “non esiterà a difendere gli interessi commerciali dell’Unione con tutti gli strumenti a disposizione”. Secondo fonti diplomatiche, Bruxelles starebbe valutando la possibilità di avviare un procedimento formale presso il WTO e, in caso di esito negativo, non si esclude una risposta con misure simmetriche verso prodotti statunitensi. Dazi, l’effetto Trump fa crollare l’export italiano del 21% solo ad agosto Gli effetti delle nuove tariffe non si sono fatti attendere. Secondo i dati Istat, nel solo mese di agosto 2025 l’export di pasta italiana verso gli Stati Uniti è crollato del 21% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un segnale allarmante, che il settore lega direttamente alle politiche protezionistiche della nuova amministrazione Trump. “Si tratta di un colpo durissimo per tutta la filiera – ha dichiarato Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare – e i dati di agosto potrebbero essere solo l’inizio, se non si trova presto una soluzione diplomatica e commerciale.” Il crollo mette a rischio decine di aziende, soprattutto del Centro-Sud Italia, e alimenta le preoccupazioni su possibili ricadute occupazionali. Oltre ai danni per i produttori italiani, i dazi potrebbero ripercuotersi anche sul mercato statunitense. La pasta italiana rappresenta oltre il 30% delle importazioni di pasta negli Stati Uniti. Con l’aumento dei prezzi dovuto alle tariffe, i consumatori americani potrebbero trovarsi di fronte a un’impennata dei costi per un prodotto di largo consumo. L’imposizione dei dazi sulla pasta si inserisce in un quadro più ampio di tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea, già messo alla prova da precedenti controversie su prodotti come l’acciaio, il vino, e i formaggi. Per ora, da parte italiana si auspica una soluzione negoziale. “Confidiamo in un dialogo costruttivo con le autorità americane e con la mediazione dell’Unione Europea,” ha concluso Felicetti. “Ma siamo pronti a difendere in ogni sede il valore della nostra pasta e la dignità del nostro lavoro.”
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