Coronavirus: I vantaggi di un menù digitale
La redazione • 30 aprile 2020
Fase 2, il menù al ristorante sarà contactless e digitale

Il prossimo 4 maggio prende il via la fase 2. Bar e ristoranti, però, già tra i più penalizzati, non saranno tra le attività contemplate dalle prime riaperture. E in attesa delle nuove regole al vaglio del Governo, c'è già chi guarda avanti e pensa a come saranno i locali del futuro: ingressi contingentati, misurazione della temperatura, distanze, igienizzazione di tutto, menù incluso.
Tra le misure di prevenzione raccomandate per la riapertura, suggerite dal Manifesto Orizzontale dell'Ospitalità e della Tavola di Fipe, c'è la digitalizzazione del menu. Un'azienda italiana, HealthyFood di Pietro Ruffoni (ideatore di Mycia), ha creato così un nuovo strumento smart per aiutare i ristoratori alla ripartenza dopo l'emergenza Covid: My Contactless Menù, un servizio smart capace di aiutare il mondo dell'horeca a rispettare le nuove normative di sicurezza.
Il menù digitale 4.0, che sostituisce il vecchio cartaceo, impossibile da igienizzare, è visionabile attraverso la scansione via smartphone di un QR code posizionato sul tavolo dal ristoratore, beneficiando anche della visualizzazione automatica dei valori nutrizionali e calorici dei piatti (se resi accessibili da parte del ristorante) e soprattutto degli allergeni. È aggiornabile in tempo reale in piena autonomia - con un risparmio di tempo e di denaro – e consente la visualizzazione da remoto: basterà accedere all'area dedicata sulla piattaforma MyCia, digitare le variazioni del menù del giorno e vedere in questo modo aggiornato automaticamente anche il link raggiungibile tramite QRcode.
Una soluzione particolarmente utile per le catene con tanti punti di ristoro sul territorio. «L'idea è nata proprio per ridurre a zero il rischio di contagio – spiega Ruffoni –, digitalizzando tutti quei processi che fino a oggi hanno potuto essere fisici e che non potranno più esserlo. In più, le nuove feature rendono il nostro prodotto e il pacchetto di servizi associato ancora più smart: come la visualizzazione dei valori nutrizionali e delle calorie resa possibile attraverso l'indicazione delle grammature dei vari ingredienti elaborate dal nostro algoritmo».Assicura, inoltre, ai ristoratori di entrare nel network degli oltre 40mila utenti della app rendendolo facilmente condivisibile attraverso qualsiasi servizio di messaggistica.
Menù con prenotazione del tavolo e conto inclusi
Uno dei problemi della futura riapertura sarà anche quello dell'ottimizzazione dei tempi di ingresso dei clienti. Tra i servizi il nuovo menù consente la prenotazione online del proprio tavolo, direttamente dall'app. Un vantaggio per i ristoratori che possono organizzare gli ingressi in modo scaglionato senza ricorrere a un gestionale ad hoc, e per i clienti della garanzia di un appuntamento certo e confermato, riducendo tempi di attesa in coda.
E infine, sempre come addendum, My Contactless Menù consente di attivare “Order & Pay by Phone”: è possibile effettuare ordini direttamente dal menù digitalizzato, ricevendo il conto in formato digitale e pagandolo dallo smartphone, evitando passaggi di carte, comande e strumenti di pagamento di mano in mano. «Le sfide che ci aspettano sono enormi, ma ognuno di noi deve aprirsi a soluzioni innovative per una nuova Cucina», afferma la stella Michelin Claudio Sadler.
Menù in 60 lingue
La startup conta di rendere disponibile già dal prossimo 18 maggio la app in Italia, per poi portarla dopo poche settimane anche all'estero. «L'App MyCia con il My Contactless Menù – fa sapere Luca Monica, advisor F&D tra i più noti in Italia ed ex patron di Peck – oltre a risolvere tutti i problemi legati alle procedure anti contagio, consente di tradurre in maniera istantanea in 60 lingue il menù, rendendolo fruibile a tutti e consentendo di ottimizzare e semplificare le operations del service». Al cliente basterà infatti leggere sul suo smartphone l'elenco dei piatti nella sua lingua madre e al cameriere sarà facile registrare l'ordinazione. «Per questa funzione non ci siamo affidati ai dei traduttori automatici, ancora poco precisi, soprattutto quando si parla di allergeni – spiega Ruffoni –, ma una società ha sviluppato algoritmi apposta per noi basandosi su diversi data base. Anche questa funzione è personalizzabile: si può infatti scegliere di lasciare invariati i nomi di alcuni piatti, come per esempio quelli iconici dei grandi chef». Tra i primi Paesi che Ruffoni intende raggiungere ci sono Shangai, Dubai, Singapore, Regno Unito e Stati Uniti. Per poi passare a Germania, Spagna e Francia a seconda delle riaperture dopo il lockdown.
Foto: Il sole 24 Ore

Negli ultimi anni, sempre più persone stanno riscoprendo un'antica saggezza: immergersi nei boschi fa bene. Non si tratta solo di una passeggiata tra gli alberi, ma di una vera e propria pratica di benessere conosciuta come forest bathing o, in giapponese, Shinrin-yoku. Nata in Giappone negli anni '80 come risposta all'aumento dello stress e dei disturbi legati alla vita urbana, questa pratica consiste nel trascorrere del tempo in modo consapevole in ambienti naturali, soprattutto nei boschi, con l'obiettivo di rilassarsi, rigenerarsi e rallentare. Oggi è diventata una tendenza globale, amata da chi cerca un'alternativa autentica alla frenesia digitale. Diversi studi scientifici hanno confermato che passare anche solo un paio d’ore tra gli alberi può abbassare la pressione sanguigna, ridurre i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) e migliorare l’umore. I profumi degli alberi, il suono delle foglie mosse dal vento, il contatto con il suolo: ogni dettaglio stimola i sensi e contribuisce al benessere psicofisico. In Italia stanno nascendo sempre più iniziative: passeggiate guidate nei parchi naturali, percorsi sensoriali, ritiri di disconnessione, perfino sessioni di meditazione tra i faggi e le querce. Le foreste, da sfondo per le gite domenicali, si stanno trasformando in veri e propri centri di “cura naturale”. Questa tendenza si inserisce in un più ampio ritorno alla semplicità, al contatto diretto con la terra e alla ricerca di equilibrio. In un'epoca in cui siamo costantemente connessi, immergersi nei boschi ci invita a staccare, respirare, e tornare a sentirci parte di qualcosa di più grande. Prossima gita? Lascia lo smartphone a casa e ascolta il canto del bosco.

Nel 2024 l’agroalimentare italiano ha segnato una crescita del +5,9%, superando nettamente l’andamento del PIL nazionale. A trainare il settore è l’export, che rappresenta oltre il 40% del fatturato complessivo, con gli Stati Uniti tra i principali mercati di sbocco. Tuttavia, sull’orizzonte si addensano nubi: l’ipotesi di nuovi dazi USA – fino al 25% – preoccupa fortemente le aziende italiane, soprattutto nei comparti vino, formaggi, salumi e olio. Il timore è che un ritorno di politiche protezionistiche possa rallentare bruscamente la crescita, con perdite stimate fino a 2 miliardi di euro. Il governo italiano e le istituzioni europee sono al lavoro per scongiurare nuove barriere commerciali, mentre le imprese accelerano la diversificazione verso altri mercati. In un contesto globale incerto, il Made in Italy resta forte, ma serve una strategia comune per tutelarne la competitività. Foto Web

Un primo piatto che racconta il meglio del territorio e della tradizione mediterranea: gnocchetti freschi con cozze, zucchine e pomodori del Vesuvio, una ricetta che unisce semplicità, gusto e raffinatezza. Perfetta per un pranzo domenicale in famiglia o per stupire gli ospiti con sapori autentici e armoniosi. La dolcezza delle zucchine e l’intensità dei pomodori vesuviani si sposano con il sapore deciso delle cozze, regalando un equilibrio perfetto tra mare e orto. Un piatto ricco, ma delicato, che si prepara facilmente e in poco tempo, lasciando spazio al piacere della tavola e alla convivialità. Ingredienti per 4-5 persone: 500 g di gnocchetti freschi 500 g di zucchine 500 g di cozze sgusciate 300 g di pomodori rossi del Vesuvio Cipolla sminuzzata finemente Olio extravergine d’oliva q.b. Sale grosso q.b. Pepe e peperoncino a piacere Pecorino grattugiato (facoltativo) A piacere: gamberetti, prezzemolo e basilico Procedimento: In una padella capiente, scaldate un filo d’olio extravergine d’oliva e fate soffriggere la cipolla finemente tritata. Insaporite con un pizzico di sale, pepe e peperoncino. Unite quindi le zucchine tagliate a dadini e fate cuocere a fuoco moderato, finché iniziano ad ammorbidirsi e a creare una consistenza cremosa. Nel frattempo, tagliate i pomodori a pezzetti e fate aprire le cozze a vapore, poi sgusciatele con cura. Mentre prosegue la cottura delle zucchine, portate a ebollizione una pentola d’acqua salata per la pasta. Utilizzate un mestolo di questa acqua bollente per ammorbidire ulteriormente il fondo di cottura delle zucchine. Aggiungete quindi i pomodori al composto e, poco dopo, anche le cozze pulite. Cuocete per pochi minuti, giusto il tempo di amalgamare bene tutti gli ingredienti. Lessate gli gnocchetti, scolateli con delicatezza e uniteli al sugo in padella, facendoli saltare per qualche minuto a fuoco vivo per assorbire bene i sapori. Completate con una spolverata di pecorino, un tocco di prezzemolo fresco o basilico a piacere e servite subito. Consiglio dello chef: Per un tocco ancora più ricco e marinaro, potete aggiungere qualche gamberetto in cottura assieme alle cozze. Un piatto dal risultato garantito, che vi farà raccogliere molti complimenti a tavola. Buon appetito!

Zafferano 3 Cuochi, l'iconico marchio di zafferano, festeggia il suo novantesimo anniversario. E lo fa con una campagna di comunicazione, dal titolo "90 anni insieme" che sancisce un legame indissolubile con i consumatori tanto da essere riconosciuto come "LO Zafferano degli italiani". Fondata a Milano, l'azienda celebra questo importante traguardo con un barattolino di zafferano in oro, realizzato in edizione limitata e destinato a tutti i canali distributivi Food&Service. "Da 90 anni, Zafferano 3 Cuochi è un pilastro della tradizione culinaria italiana, mantenendo una qualità senza pari - afferma Paolo Daperno, Direttore Generale del brand -. Il nostro impegno per l'innovazione e il legame profondo con i consumatori ci ha permesso di evolverci con i tempi pur rimanendo fedeli alla nostra eredità. Siamo orgogliosi di continuare ad arricchire i piatti italiani e ispirare nuove creazioni culinarie, assicurando che Zafferano 3 Cuochi rimanga 'LO Zafferano' per le generazioni a venire". Storia. La storia di Zafferano 3 Cuochi inizia a Milano, in via Cappellini, il 12 giugno 1935, con l'intuizione del fondatore Gianni Mangini che decide di rivoluzionare il mercato alimentare introducendo lo zafferano in polvere confezionato in bustine pre- dosate. Si trattava a quell'epoca di un'innovazione senza pari per un prodotto che fino ad allora veniva venduto "sfuso" nelle drogherie ed era considerato d'élite. Questa innovazione ha portato di fatto lo zafferano da ingrediente pregiato riservato alle occasioni speciali a un utilizzo nella cucina di tutti i giorni. Nel 2021 il Ministero delloSviluppo Economico ha riconosciuto Zafferano 3 Cuochi quale "marchio storico di interesse nazionale". L'inconfondibile confezione del marchio, contrassegnata dal disegno di tre cuochi sorridenti in fila, è stata realizzata un pittore inglese nel 1935 ed è rimasta pressoché invariata fino ad oggi, diventando iconica. Fin dalla sua nascita, Zafferano 3 Cuochi ha goduto di un primato incontrastato e di un successo costante, diventando il marchio leader in Italia. Il suo successo è decretato dalla qualità, praticità e versatilità, garantendo uno zafferano in polvere con colore, profumo e sapore superiori alla media del mercato, che si scioglie facilmente e si distribuisce in maniera uniforme nei piatti. Ancora oggi, 90 anni dopo, è riconosciuto come "Lo Zafferano" per antonomasia. Zafferano 3 Cuochi ha costantemente dimostrato la sua versatilità al di là del classico risotto alla milanese, ispirando una vasta gamma di piatti tra cui antipasti, primi, secondi, contorni e dolci fino a toccare il mondo della mixology. Gli archivi del marchio vantano oltre 700 ricette allo zafferano, e nuove ricette vengono condivise ogni settimana sul sito web rinnovato, in ricettari interattivi e sui canali social di Zafferano 3 Cuochi. La lavorazione di Zafferano 3 Cuochi inizia con la selezione delle migliori materie prime grazie alla passione e alla conoscenza dei mercati di approvvigionamento dal 1935. La raccolta avviene una sola volta all'anno in autunno, quando ogni fiore viene colto manualmente, senza alcun tipo di meccanizzazione. Si passa poi alla sfioratura, un lavoro che va fatto con delicatezza per non rovinare i pistilli. Lo stesso giorno si procede con l'essiccazione, un processo in cui lo zafferano perde circa i cinque sesti del suo peso. Per 1 kg di zafferano essiccato servono 150.000 fiori e 500 ore di lavoro. Con 20 fiori di zafferano e 60 pistilli si ottiene una bustina di Zafferano 3 Cuochi da 0,15 grammi. Oltre a un contenuto preziosissimo, anche il packaging è notevole. La bustina, oltre ad essere iconica e senza tempo, contiene uno speciale incarto la cui caratteristica distintiva è far scivolare la polvere agevolmente senza far sprecare nemmeno un granello. La confezione è realizzata con materiali esclusivi che fanno da barriera e consentono di conservare le proprietà organolettiche del prodotto.

Il gelato è molto più di un semplice dessert: è un'esperienza sensoriale che, se fatto con ingredienti genuini, può anche offrire sorprese positive dal punto di vista nutrizionale. Ma quando si può davvero dire che un gelato è "buono"? Scopriamolo insieme. 1) La Freschezza: il Primo Segreto del Gelato Artigianale Un gelato di qualità parte dalla freschezza degli ingredienti. Devono essere di stagione, sani, di qualità e senza alterazioni. I migliori gelatieri artigianali preparano il gelato quotidianamente, utilizzando latte fresco, panna non trattata e frutta di stagione. La mancanza di conservanti e l’assenza di lunghi stoccaggi fanno sì che il prodotto mantenga intatte le sue caratteristiche organolettiche e nutrizionali. Indizi della freschezza? Colori naturali (niente pistacchi fluorescenti, menta verde ecc.), consistenza cremosa, omogenea e non collosa, e gusto autentico. 2) Valori Nutrizionali: il Gelato può Essere un Buon Compromesso Sebbene il gelato sia spesso visto come un piacere da concedersi con moderazione, in realtà può essere una fonte interessante di nutrienti, soprattutto nelle versioni artigianali. Proteine: quelle del latte e delle uova (se presenti), fondamentali per muscoli e sistema immunitario. Calcio e fosforo: ottimi per ossa e denti. Vitamine e antiossidanti: presenti nei gelati alla frutta fresca o al cioccolato fondente. Zuccheri e grassi: presenti, ma in dosi che variano a seconda delle ricette; un buon gelato non dev’essere eccessivamente dolce o pesante. Il trucco? Scegliere porzioni moderate e preferire gusti semplici e naturali. 3) Il Gelato Buono “Esiste”: Come Riconoscerlo Un gelato buono non ha bisogno di effetti speciali. È autentico, equilibrato, fatto con ingredienti riconoscibili e senza basi industriali. Si distingue anche per: Un’etichetta trasparente: pochi ingredienti, chiari e senza sigle misteriose. Un gusto vero: il limone sa di limone, non di caramella. Il pistacchio è delicato e naturale, non verde acceso. Una temperatura giusta: se troppo freddo o duro, potrebbe non essere ben mantecato. 4) Una Nota Importante Sugli Zuccheri Un gelato di qualità non deve essere necessariamente molto zuccherato. Anzi, spesso chi utilizza troppi zuccheri lo fa per mascherare la bassa qualità degli ingredienti, che potrebbero risultare amari o lasciare un retrogusto lungo e sgradevole in bocca. Un gelato di qualità ha un sapore autentico, deciso ma non invadente, che svanisce dolcemente e ti invoglia a mangiarne ancora. Un gusto troppo persistente è spesso dato da aromi industriali e chimici. Un Gelato Buono è Possibile? Sì, il gelato buono esiste, ed è quello che unisce sapore, freschezza e nutrizione in un equilibrio perfetto. Non è solo un piacere estivo, ma una piccola opera d’arte gastronomica che – con la giusta attenzione – può far parte di una dieta equilibrata. Attenzione però: per fare un grande gelato non è sufficiente avere materie prime di qualità. Ebbene sì, serve sapere come trattare gli ingredienti, conoscere a fondo la materia prima, e soprattutto serve il famoso sesto elemento... la passione.

Entrano in azione le tecnologie anti Xylella con il progetto di ricerca FYXILL, grazie al quale sono elaborate immagini acquisite da satelliti e da droni con sensori iperspettrali e termici, per il monitoraggio delle misure adottate per il contrasto della Xylella. L’appuntamento è giovedì 19 giugno, alle ore 10,30 a Brindisi presso Masseria Mozzone (Contrada Spetterrata - Montalbano di Fasano), per la giornata dimostrativa del progetto Fyxill Fight XYLeLla fastidiosa, finanziato da ASI - Agenzia Aerospaziale Italiana, organizzata da DTA in stretta collaborazione con UNAPROL Consorzio Olivicolo Italiano, Planetek. Saranno presentate le diverse tecnologie di telerilevamento disponibili, come satelliti, droni e sensori a terra, affrontando le sfide nell'implementazione delle tecnologie di telerilevamento in agricoltura, le opportunità di innovazione e le tendenze future nel settore. Ma saranno illustrati anche casi studio e applicazioni concrete delle tecnologie di telerilevamento in agricoltura, come la gestione delle risorse idriche, il monitoraggio della salute delle piante, la previsione delle rese e la gestione delle malattie e dei parassiti. Una guerra su tutti fronti per fermare la diffusione del batterio killer, con la Piana degli Ulivi Monumentali che ha già perso 1/3 degli ulivi di inestimabile valore preservati nel tempo, ed arginare in Puglia la diffusione della Xylella fastidiosa che secondo lo studio della prestigiosa rivista americana PNAS (Atti della Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti d'America) potrà causare, se non viene fermata, un impatto economico negativo in Europa d in Italia fino a 20 miliardi, conclude Coldiretti Puglia.