CALDO: COLDIRETTI PUGLIA, SUI BANCHI ARRIVANO LE TARDIZIE COME MELANZANE E POMODORI MA CONTEMPORANEAMENTE CI SONO VERDURE INVERNALI COME CIME DI RAPE NOVANTINE E CAVOLI

Teresa De Petro • 3 novembre 2024
Per il caldo fuori stagione, assieme alla mancanza di piogge, e le temperature del terreno ancora alte, le tardizie affollano i banchi di vendita, con le melanzane che continuano ad entrare in produzione, a stagione ufficialmente conclusa, ma anche i pomodori e i peperoni, mentre contemporaneamente si stanno raccogliendo verdure e ortaggi invernali, come le cime di rape novantine e i cavoli che per il caldo sono sempre a rischio fioritura. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, quando sui banchi del mercato di Campagna Amica di Piazza del Ferrarese a Bari sono abbondanti ortaggi e verdure che continuano a maturare fuori stagione, a causa dei cambiamenti climatici in atto, mentre sono già abbondanti quelli prettamente invernali.

Preoccupa molto l’allungamento della fase vegetativa delle piante a causa del caldo perdurante fuori stagione – sottolinea la Coldiretti regionale - con il rischio di far ripartire le fioriture, con il pericolo di esporle ai danni di un prevedibile successivo abbassamento delle temperature e la conseguente diminuzione del potenziale produttivo delle coltivazioni, ma danni sta causando anche l’umidità su verdure e ortaggi.

Con le temperature sopra la media per gli ortaggi e le semine – denuncia Coldiretti Puglia – sono balzati alle stelle i costi di carburante per l’irrigazione e in difficoltà per l’allarme siccità fuori stagione sono in realtà tutte le colture in campo a causa della maturazione contemporanea degli ortaggi.

 Una situazione preoccupante – sottolinea la Coldiretti Puglia - In Puglia, dove a causa della siccità grave del 2024 si registrano raccolti dimezzati dalle ciliegie al grano, dal miele fino alle olive. Per la siccità e le temperature ben al di sopra della norma sin dall’inverno ne hanno fatto già le spese le clementine che sono finite al macero, compromesse dalla mancanza di acqua che ne ha inibito l’accrescimento, ma anche la produzione di grano per fare pane e pasta risulta dimezzata per effetto della prolungata siccità che ha stretto tutta la regione in una morsa per mesi causando il taglio delle rese. La crisi idrica ha determinato un calo drastico di foraggio verde nei pascoli con l’aggravio dei costi per l’acquisto di mangimi per garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle, ma anche gli apicoltori hanno dovuto dire addio ad oltre 1 vasetto di miele su 2 con le api stremate senza cibo per le fioriture azzerate, con il 60% in meno di raccolta condizionata dal caldo e dalla siccità. Ma a preoccupare è l’andamento della campagna di raccolta delle olive, dove si stima un crollo di oltre il 40% delle quantità rispetto all’anno scorso.

 Ma nelle campagne gli effetti si fanno sentire anche – precisa la Coldiretti Puglia – per i parassiti che sono rimasti attivi con le temperature miti e attaccano più facilmente le colture ancora in campo, come avviene peraltro nelle città dopo sono ancora diffuse zanzare e mosche. Una conferma del cambiamento climatico in atto con una tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti regionale – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola.
FOTO WEB

 
Autore: La Redazione 27 giugno 2025
Negli ultimi anni, sempre più persone stanno riscoprendo un'antica saggezza: immergersi nei boschi fa bene. Non si tratta solo di una passeggiata tra gli alberi, ma di una vera e propria pratica di benessere conosciuta come forest bathing o, in giapponese, Shinrin-yoku. Nata in Giappone negli anni '80 come risposta all'aumento dello stress e dei disturbi legati alla vita urbana, questa pratica consiste nel trascorrere del tempo in modo consapevole in ambienti naturali, soprattutto nei boschi, con l'obiettivo di rilassarsi, rigenerarsi e rallentare. Oggi è diventata una tendenza globale, amata da chi cerca un'alternativa autentica alla frenesia digitale. Diversi studi scientifici hanno confermato che passare anche solo un paio d’ore tra gli alberi può abbassare la pressione sanguigna, ridurre i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) e migliorare l’umore. I profumi degli alberi, il suono delle foglie mosse dal vento, il contatto con il suolo: ogni dettaglio stimola i sensi e contribuisce al benessere psicofisico. In Italia stanno nascendo sempre più iniziative: passeggiate guidate nei parchi naturali, percorsi sensoriali, ritiri di disconnessione, perfino sessioni di meditazione tra i faggi e le querce. Le foreste, da sfondo per le gite domenicali, si stanno trasformando in veri e propri centri di “cura naturale”. Questa tendenza si inserisce in un più ampio ritorno alla semplicità, al contatto diretto con la terra e alla ricerca di equilibrio. In un'epoca in cui siamo costantemente connessi, immergersi nei boschi ci invita a staccare, respirare, e tornare a sentirci parte di qualcosa di più grande. Prossima gita? Lascia lo smartphone a casa e ascolta il canto del bosco.
Autore: La Redazione 27 giugno 2025
Nel 2024 l’agroalimentare italiano ha segnato una crescita del +5,9%, superando nettamente l’andamento del PIL nazionale. A trainare il settore è l’export, che rappresenta oltre il 40% del fatturato complessivo, con gli Stati Uniti tra i principali mercati di sbocco. Tuttavia, sull’orizzonte si addensano nubi: l’ipotesi di nuovi dazi USA – fino al 25% – preoccupa fortemente le aziende italiane, soprattutto nei comparti vino, formaggi, salumi e olio. Il timore è che un ritorno di politiche protezionistiche possa rallentare bruscamente la crescita, con perdite stimate fino a 2 miliardi di euro. Il governo italiano e le istituzioni europee sono al lavoro per scongiurare nuove barriere commerciali, mentre le imprese accelerano la diversificazione verso altri mercati. In un contesto globale incerto, il Made in Italy resta forte, ma serve una strategia comune per tutelarne la competitività. Foto Web
Autore: Gemma Caruso 27 giugno 2025
Un primo piatto che racconta il meglio del territorio e della tradizione mediterranea: gnocchetti freschi con cozze, zucchine e pomodori del Vesuvio, una ricetta che unisce semplicità, gusto e raffinatezza. Perfetta per un pranzo domenicale in famiglia o per stupire gli ospiti con sapori autentici e armoniosi. La dolcezza delle zucchine e l’intensità dei pomodori vesuviani si sposano con il sapore deciso delle cozze, regalando un equilibrio perfetto tra mare e orto. Un piatto ricco, ma delicato, che si prepara facilmente e in poco tempo, lasciando spazio al piacere della tavola e alla convivialità. Ingredienti per 4-5 persone: 500 g di gnocchetti freschi 500 g di zucchine 500 g di cozze sgusciate 300 g di pomodori rossi del Vesuvio Cipolla sminuzzata finemente Olio extravergine d’oliva q.b. Sale grosso q.b. Pepe e peperoncino a piacere Pecorino grattugiato (facoltativo) A piacere: gamberetti, prezzemolo e basilico Procedimento: In una padella capiente, scaldate un filo d’olio extravergine d’oliva e fate soffriggere la cipolla finemente tritata. Insaporite con un pizzico di sale, pepe e peperoncino. Unite quindi le zucchine tagliate a dadini e fate cuocere a fuoco moderato, finché iniziano ad ammorbidirsi e a creare una consistenza cremosa. Nel frattempo, tagliate i pomodori a pezzetti e fate aprire le cozze a vapore, poi sgusciatele con cura. Mentre prosegue la cottura delle zucchine, portate a ebollizione una pentola d’acqua salata per la pasta. Utilizzate un mestolo di questa acqua bollente per ammorbidire ulteriormente il fondo di cottura delle zucchine. Aggiungete quindi i pomodori al composto e, poco dopo, anche le cozze pulite. Cuocete per pochi minuti, giusto il tempo di amalgamare bene tutti gli ingredienti. Lessate gli gnocchetti, scolateli con delicatezza e uniteli al sugo in padella, facendoli saltare per qualche minuto a fuoco vivo per assorbire bene i sapori. Completate con una spolverata di pecorino, un tocco di prezzemolo fresco o basilico a piacere e servite subito. Consiglio dello chef: Per un tocco ancora più ricco e marinaro, potete aggiungere qualche gamberetto in cottura assieme alle cozze. Un piatto dal risultato garantito, che vi farà raccogliere molti complimenti a tavola. Buon appetito!
Autore: Camilla Gemma 18 giugno 2025
Zafferano 3 Cuochi, l'iconico marchio di zafferano, festeggia il suo novantesimo anniversario. E lo fa con una campagna di comunicazione, dal titolo "90 anni insieme" che sancisce un legame indissolubile con i consumatori tanto da essere riconosciuto come "LO Zafferano degli italiani". Fondata a Milano, l'azienda celebra questo importante traguardo con un barattolino di zafferano in oro, realizzato in edizione limitata e destinato a tutti i canali distributivi Food&Service. "Da 90 anni, Zafferano 3 Cuochi è un pilastro della tradizione culinaria italiana, mantenendo una qualità senza pari - afferma Paolo Daperno, Direttore Generale del brand -. Il nostro impegno per l'innovazione e il legame profondo con i consumatori ci ha permesso di evolverci con i tempi pur rimanendo fedeli alla nostra eredità. Siamo orgogliosi di continuare ad arricchire i piatti italiani e ispirare nuove creazioni culinarie, assicurando che Zafferano 3 Cuochi rimanga 'LO Zafferano' per le generazioni a venire". Storia. La storia di Zafferano 3 Cuochi inizia a Milano, in via Cappellini, il 12 giugno 1935, con l'intuizione del fondatore Gianni Mangini che decide di rivoluzionare il mercato alimentare introducendo lo zafferano in polvere confezionato in bustine pre- dosate. Si trattava a quell'epoca di un'innovazione senza pari per un prodotto che fino ad allora veniva venduto "sfuso" nelle drogherie ed era considerato d'élite. Questa innovazione ha portato di fatto lo zafferano da ingrediente pregiato riservato alle occasioni speciali a un utilizzo nella cucina di tutti i giorni. Nel 2021 il Ministero delloSviluppo Economico ha riconosciuto Zafferano 3 Cuochi quale "marchio storico di interesse nazionale". L'inconfondibile confezione del marchio, contrassegnata dal disegno di tre cuochi sorridenti in fila, è stata realizzata un pittore inglese nel 1935 ed è rimasta pressoché invariata fino ad oggi, diventando iconica. Fin dalla sua nascita, Zafferano 3 Cuochi ha goduto di un primato incontrastato e di un successo costante, diventando il marchio leader in Italia. Il suo successo è decretato dalla qualità, praticità e versatilità, garantendo uno zafferano in polvere con colore, profumo e sapore superiori alla media del mercato, che si scioglie facilmente e si distribuisce in maniera uniforme nei piatti. Ancora oggi, 90 anni dopo, è riconosciuto come "Lo Zafferano" per antonomasia. Zafferano 3 Cuochi ha costantemente dimostrato la sua versatilità al di là del classico risotto alla milanese, ispirando una vasta gamma di piatti tra cui antipasti, primi, secondi, contorni e dolci fino a toccare il mondo della mixology. Gli archivi del marchio vantano oltre 700 ricette allo zafferano, e nuove ricette vengono condivise ogni settimana sul sito web rinnovato, in ricettari interattivi e sui canali social di Zafferano 3 Cuochi. La lavorazione di Zafferano 3 Cuochi inizia con la selezione delle migliori materie prime grazie alla passione e alla conoscenza dei mercati di approvvigionamento dal 1935. La raccolta avviene una sola volta all'anno in autunno, quando ogni fiore viene colto manualmente, senza alcun tipo di meccanizzazione. Si passa poi alla sfioratura, un lavoro che va fatto con delicatezza per non rovinare i pistilli. Lo stesso giorno si procede con l'essiccazione, un processo in cui lo zafferano perde circa i cinque sesti del suo peso. Per 1 kg di zafferano essiccato servono 150.000 fiori e 500 ore di lavoro. Con 20 fiori di zafferano e 60 pistilli si ottiene una bustina di Zafferano 3 Cuochi da 0,15 grammi. Oltre a un contenuto preziosissimo, anche il packaging è notevole. La bustina, oltre ad essere iconica e senza tempo, contiene uno speciale incarto la cui caratteristica distintiva è far scivolare la polvere agevolmente senza far sprecare nemmeno un granello. La confezione è realizzata con materiali esclusivi che fanno da barriera e consentono di conservare le proprietà organolettiche del prodotto.
Autore: Chef Gregori Nalon 18 giugno 2025
Il gelato è molto più di un semplice dessert: è un'esperienza sensoriale che, se fatto con ingredienti genuini, può anche offrire sorprese positive dal punto di vista nutrizionale. Ma quando si può davvero dire che un gelato è "buono"? Scopriamolo insieme. 1) La Freschezza: il Primo Segreto del Gelato Artigianale Un gelato di qualità parte dalla freschezza degli ingredienti. Devono essere di stagione, sani, di qualità e senza alterazioni. I migliori gelatieri artigianali preparano il gelato quotidianamente, utilizzando latte fresco, panna non trattata e frutta di stagione. La mancanza di conservanti e l’assenza di lunghi stoccaggi fanno sì che il prodotto mantenga intatte le sue caratteristiche organolettiche e nutrizionali. Indizi della freschezza? Colori naturali (niente pistacchi fluorescenti, menta verde ecc.), consistenza cremosa, omogenea e non collosa, e gusto autentico. 2) Valori Nutrizionali: il Gelato può Essere un Buon Compromesso Sebbene il gelato sia spesso visto come un piacere da concedersi con moderazione, in realtà può essere una fonte interessante di nutrienti, soprattutto nelle versioni artigianali. Proteine: quelle del latte e delle uova (se presenti), fondamentali per muscoli e sistema immunitario. Calcio e fosforo: ottimi per ossa e denti. Vitamine e antiossidanti: presenti nei gelati alla frutta fresca o al cioccolato fondente. Zuccheri e grassi: presenti, ma in dosi che variano a seconda delle ricette; un buon gelato non dev’essere eccessivamente dolce o pesante. Il trucco? Scegliere porzioni moderate e preferire gusti semplici e naturali. 3) Il Gelato Buono “Esiste”: Come Riconoscerlo Un gelato buono non ha bisogno di effetti speciali. È autentico, equilibrato, fatto con ingredienti riconoscibili e senza basi industriali. Si distingue anche per: Un’etichetta trasparente: pochi ingredienti, chiari e senza sigle misteriose. Un gusto vero: il limone sa di limone, non di caramella. Il pistacchio è delicato e naturale, non verde acceso. Una temperatura giusta: se troppo freddo o duro, potrebbe non essere ben mantecato. 4) Una Nota Importante Sugli Zuccheri Un gelato di qualità non deve essere necessariamente molto zuccherato. Anzi, spesso chi utilizza troppi zuccheri lo fa per mascherare la bassa qualità degli ingredienti, che potrebbero risultare amari o lasciare un retrogusto lungo e sgradevole in bocca. Un gelato di qualità ha un sapore autentico, deciso ma non invadente, che svanisce dolcemente e ti invoglia a mangiarne ancora. Un gusto troppo persistente è spesso dato da aromi industriali e chimici. Un Gelato Buono è Possibile? Sì, il gelato buono esiste, ed è quello che unisce sapore, freschezza e nutrizione in un equilibrio perfetto. Non è solo un piacere estivo, ma una piccola opera d’arte gastronomica che – con la giusta attenzione – può far parte di una dieta equilibrata. Attenzione però: per fare un grande gelato non è sufficiente avere materie prime di qualità. Ebbene sì, serve sapere come trattare gli ingredienti, conoscere a fondo la materia prima, e soprattutto serve il famoso sesto elemento... la passione.
Autore: Teresa De Petro 17 giugno 2025
Entrano in azione le tecnologie anti Xylella con il progetto di ricerca FYXILL, grazie al quale sono elaborate immagini acquisite da satelliti e da droni con sensori iperspettrali e termici, per il monitoraggio delle misure adottate per il contrasto della Xylella. L’appuntamento è giovedì 19 giugno, alle ore 10,30 a Brindisi presso Masseria Mozzone (Contrada Spetterrata - Montalbano di Fasano), per la giornata dimostrativa del progetto Fyxill Fight XYLeLla fastidiosa, finanziato da ASI - Agenzia Aerospaziale Italiana, organizzata da DTA in stretta collaborazione con UNAPROL Consorzio Olivicolo Italiano, Planetek. Saranno presentate le diverse tecnologie di telerilevamento disponibili, come satelliti, droni e sensori a terra, affrontando le sfide nell'implementazione delle tecnologie di telerilevamento in agricoltura, le opportunità di innovazione e le tendenze future nel settore. Ma saranno illustrati anche casi studio e applicazioni concrete delle tecnologie di telerilevamento in agricoltura, come la gestione delle risorse idriche, il monitoraggio della salute delle piante, la previsione delle rese e la gestione delle malattie e dei parassiti. Una guerra su tutti fronti per fermare la diffusione del batterio killer, con la Piana degli Ulivi Monumentali che ha già perso 1/3 degli ulivi di inestimabile valore preservati nel tempo, ed arginare in Puglia la diffusione della Xylella fastidiosa che secondo lo studio della prestigiosa rivista americana PNAS (Atti della Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti d'America) potrà causare, se non viene fermata, un impatto economico negativo in Europa d in Italia fino a 20 miliardi, conclude Coldiretti Puglia.
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