AGRIVOLTAICO: COLDIRETTI PUGLIA, AL VIA NUOVO BANDO PER ENERGIA GREEN; 16% RINNOVABILI NASCE NEI CAMPI

Teresa De Petro • 14 aprile 2025
Al via il nuovo bando Agrivoltaico senza il consumo di suolo, quando il 16% della energia rinnovabile consumata nasce dai campi e dalle stalle offrendo un contributo strategico al fabbisogno nazionale grazie all’impiego di biomasse, biogas, bioliquidi e fotovoltaico in grado di raddoppiare. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, in riferimento al nuovo bando Agrivoltaico, previsto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con le domande che potranno essere presentate, esclusivamente per via telematica, mediante il Portale Agrivoltaico disponibile sul sito del GSE, fino al 30 giugno 2025 con l’obiettivo di incentivare la realizzazione di impianti agrivoltaici innovativi in agricoltura.

 La misura del PNRR che riconosce un contributo a fondo perduto per la realizzazione di impianti innovativi in agricoltura, ha riscosso un ampio successo già con il primo bando. Il 50% dei progetti ammessi sono piccoli impianti di potenza inferiore al MW, sviluppati principalmente in Sicilia, Puglia, Lombardia e Veneto e si sono caratterizzati come progetti presentati da singole aziende agricole.

E’ da rilevare che la Puglia è seconda per produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili con il 9,2% del totale italiano, seconda solo alla Lombardia, produce il 25% dell’energia eolica italiana e il 14% di quella solare – aggiunge Coldiretti Puglia - posizionandosi al primo posto per numero di impianti e per potenza installata di “nuove rinnovabili”.

Secondo uno studio del Centro Studi Divulga solo utilizzando i tetti di stalle, masserie, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole sarebbe possibile recuperare una superficie utile di 155 milioni di metri quadri di pannelli con la produzione di 28.400Gwh di energia solare.

E proprio a testimoniare il costrutto della Puglia in termini di energia green, è arrivata la vigna agrivoltaica di comunità, nata dall’idea di coltivare sotto i pannelli fotovoltaici sollevati da terra, che proteggono le vigne allevate, custodite e ombreggiate. E’ stata presentata al Vinitaly da Coldiretti Puglia, CRSFA Basile Caramia di Locorotondo, Università di Agraria di Bari e l’azienda Vigna Agrivoltaica di Comunità l’innovazione sostenibile Made in Puglia, che concilia l’allevamento dei vigneti con l’energia green.
La ‘pergola’ agrivoltaica può svolgere numerose funzioni – spiega Coldiretti Puglia – perché riduce lo stress idrico, genera un microclima più fresco, riduce il fabbisogno di acqua per l'irrigazione, protegge dagli eventi climatici estremi, protegge dagli attacchi di malattie quali peronospora e oidio, determina la maturazione dell'uva più lenta e, di conseguenza, ritarda i tempi della vendemmia di 3-6 settimane con predisposizione ad una maturazione fenolica prolungata, favorendo la diminuzione del contenuto di zuccheri e una maggiore acidità in virtù della ritardata maturazione dell’uva.
La Coldiretti sostiene un modello di transizione energetica che vede le imprese agricole protagoniste attraverso, ad esempio, le comunità energetiche, gli impianti solari sui tetti e l’agrivoltaico sostenibile e sospeso da terra che consentono di integrare il reddito degli agricoltori con la produzione energetica rinnovabile, con una ricaduta positiva sulle colture e sul territorio, come nel settore del biogas-biometano che – conclude Coldiretti - ha conosciuto un’importante accelerazione verso la transizione energetica attraverso il riciclaggio di sottoprodotti e la riduzione dell’impronta ambientale e di carbonio, specialmente nella zootecnia.

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Autore: Chef Antonio Peluso 22 dicembre 2025
Il primo atto d’amore verso il piatto Quando parlo di baccalà, parto sempre dall’ammollo. Non lo considero una semplice fase preparatoria, ma il primo, vero atto d’amore verso questo piatto. È in questo momento che il baccalà inizia il suo percorso di ritorno alla cucina e alla vita, ed è qui che si decide gran parte del risultato finale. Il baccalà va sempre immerso completamente in acqua fredda, in un contenitore capiente, senza alcuna costrizione. Deve avere spazio, libertà, possibilità di distendersi. Forzarlo significa compromettere l’ammollo in modo irregolare e alterare la struttura delle sue fibre. Cambio l’acqua almeno due volte al giorno, per un minimo di tre giorni. Ma tengo sempre a precisare una cosa: non esiste una regola unica valida per tutti i baccalà. Ogni pezzo è diverso. Il tempo necessario dipende dallo spessore, ma soprattutto dalla parte del pesce da cui proviene. Alcuni tagli si ammorbidiscono più rapidamente, altri richiedono più attenzione, più pazienza. Per questo l’ammollo non va semplicemente contato, va seguito. Bisogna osservare, toccare, capire quando il baccalà è pronto. Il consiglio fondamentale C’è un aspetto che considero essenziale: quando sostituisco l’acqua, la nuova deve avere la stessa temperatura di quella già presente, oppure essere più fredda. Gli sbalzi termici stressano inutilmente la fibra del pesce e ne compromettono la qualità. Per questo tengo sempre sia il baccalà che l’acqua di ricambio in frigorifero. In questo modo garantisco continuità di temperatura durante tutta la fase di ammollo e rispetto pienamente la materia prima. Prima dell’acqua, prima del fuoco L’ammollo richiede pazienza, costanza e rispetto. Non è un passaggio da eseguire in fretta, ma un gesto di cura. È qui che si costruisce la base di un grande piatto di baccalà. Un grande baccalà nasce prima in acqua, e solo dopo arriva in cucina.
Autore: Gemma Caruso 22 dicembre 2025
Non è Natale a Napoli senza la cascata di miele che avvolge ogni singola pallina dorata. Gli struffoli non sono semplici dolci, ma minuscole pepite di storia che racchiudono l'essenza della convivialità partenopea. La loro origine risale ai Greci della Magna Grecia, che portarono a Napoli i primi prototipi di queste palline di pasta fritta chiamandole strongoulos. Tuttavia, la versione attuale è nata tra le mura dei conventi napoletani: le monache della Croce di Lucca e di Santa Maria in Aracoeli furono le prime a "cristallizzarli" nel miele per offrirli come dono prezioso alla nobiltà. Curiosità e Leggende tra i Vicoli Tra i vicoli di Napoli, si dice che gli struffoli siano così piccoli perché devono "invadere" ogni spazio del piatto, proprio come la gioia dovrebbe fare in ogni angolo della casa. Anticamente rappresentavano un augurio di prosperità: la loro forma sferica richiama le monete d'oro zecchino che il miele tiene unite. Un tempo, la "prova della nonna" consisteva nel lanciarne uno: se era abbastanza leggero da non far rumore cadendo, la frittura era considerata perfetta. Il Segreto della "Maturazione" Il vero segreto risiede nella pazienza. La tradizione esige che vengano preparati con 2 o 3 giorni di anticipo. Questo riposo permette al miele di cristallizzarsi e penetrare nel cuore della pasta fritta, assorbendo gli oli essenziali degli agrumi. Solo dopo 48 ore il bouquet aromatico di anice e arancia si sprigiona completamente. La Ricetta e il Procedimento Ingredienti: 500g di Farina 00, 3 Uova + 1 Tuorlo, 50g di Burro, 2 cucchiai di Zucchero, scorza di limone/arancia e un bicchierino di liquore all'Anice. Per condire: 350g di Miele millefiori, diavolilli (confettini) e canditi (arancia e cedro). L'Impasto: Lavorate gli ingredienti fino a ottenere un panetto liscio; lasciatelo riposare per 30 minuti. La Formatura: Create cordoncini sottili e tagliateli in cubetti minuscoli. La Frittura: Immergeteli in olio di semi bollente finché non risulteranno dorati. La Mielatura: Sciogliete il miele a fuoco lento, unite gli struffoli e mescolate con cura. Composizione: Formate una corona e decorate con i diavolilli mentre il miele è ancora caldo. L’Anima del Natale Campano: Brindisi e Tradizione In Campania, sebbene il panettone e il pandoro siano ospiti graditi, gli struffoli restano i protagonisti assoluti. Rappresentano l'anima della festa: mentre i dolci industriali si affettano con precisione, lo struffolo si condivide "a pizzichi", un rito collettivo che unisce le generazioni. Per chiudere in bellezza, l'abbinamento ideale spazia dai classici del territorio, come un Nocillo artigianale o un Limoncello ghiacciato, a scelte più ricercate come un Prosecco di Valdobbiadene, perfetto per pulire il palato, o un Passito di Pantelleria, capace di esaltare la persistenza aromatica del miele senza sovrastarla. Che questa corona dorata porti dolcezza e abbondanza in ogni casa. Buon Natale a tutti!
Autore: Maria Giovanna Labruna 20 dicembre 2025
Buona la prima, grande successo anche nella seconda giornata. Sol and the City Sud sta registrando un’elevata affluenza di pubblico all’area fieristica di Catanzaro, confermandosi già come uno degli eventi enogastronomici più rilevanti del Sud Italia. La manifestazione, in programma il 19 e 20 dicembre, è entrata oggi nel vivo, dopo l’inaugurazione ufficiale di ieri che ha visto Manuela Arcuri tagliare il nastro, dando il via alla prima edizione calabrese dell’evento dedicato all’olio extravergine d’oliva. Promosso dalla Regione Calabria – Dipartimento Agricoltura, in sinergia con Veronafiere e con il supporto organizzativo di Arsac, Sol and the City Sud rappresenta la declinazione meridionale di SOL Expo, la prestigiosa rassegna internazionale dedicata all’olio EVO che si svolge a Verona. Un format che rafforza il percorso avviato con Vinitaly and the City e con il Merano Wine Festival a Cirò, puntando sulla valorizzazione delle eccellenze agroalimentari del territorio. Nella seconda giornata, in contemporanea con altri grandi appuntamenti fieristici di settore come il SIGEP, Catanzaro si conferma polo attrattivo per pubblico, operatori e appassionati. Sono circa cento le aziende presenti, provenienti non solo dalla Calabria ma anche da Campania e Basilicata, a testimonianza di una manifestazione che guarda al Mezzogiorno come sistema produttivo integrato e competitivo. Il programma, fitto e articolato, alterna momenti di approfondimento tecnico e culturale a degustazioni guidate, focus su benessere e cosmesi, attività dedicate alle famiglie e show cooking di alto livello, capaci di coinvolgere un pubblico trasversale e numeroso. L’evento sta generando anche un significativo indotto turistico, con presenze arrivate da diverse aree della regione e da fuori Calabria. A impreziosire la manifestazione, una lunga lista di ospiti di rilievo del mondo della cucina, della comunicazione e dello spettacolo: dal maestro Luciano Sorbillo a Fabio Campoli, Andrea Mainardi, Federico Fusca, Francesco Aquila, Peppone Calabrese, Andrea Micale e Michele Monopoli, fino a Bianca Luna Santoro, Gioacchino Bonsignore e Francesca Gambacorta. Presenze che contribuiscono a rafforzare la visibilità nazionale dell’evento e a raccontare l’olio come prodotto identitario, contemporaneo e strategico. Sol and the City Sud si conferma così non solo una fiera, ma una piattaforma di promozione territoriale e culturale, capace di unire tradizione e innovazione e di posizionare la Calabria al centro del racconto dell’olio extravergine d’oliva di qualità.
Autore: Nicoletta Montesano 19 dicembre 2025
L’immagine è iconica: una tavola delle feste, flute di Champagne e un piatto di ostriche crude per inaugurare la cena di Natale o di Capodanno. Un rituale che evoca lusso, freschezza e raffinatezza. Tuttavia, dal punto di vista della sicurezza alimentare, non è mai una scelta priva di rischi, soprattutto nei mesi invernali. Un errore molto comune è confondere la freschezza con la sicurezza. Essere in un ristorante stellato, acquistare in una pescheria rinomata o pagare un prezzo elevato non garantisce l’assenza di virus. La contaminazione da norovirus, il principale responsabile di gastroenteriti legate al consumo di molluschi crudi, non dipende dalla qualità del locale né dalla competenza dello chef. Le ostriche, come tutti i molluschi bivalvi, sono organismi filtratori: concentrano nel loro organismo tutto ciò che è presente nell’acqua in cui vivono. Se l’area di raccolta è contaminata, il prodotto arriva ugualmente contaminato, sia nel ristorante di lusso sia nel banco refrigerato del supermercato o nella boutique gourmet. Perché il rischio aumenta proprio durante le feste? • Il norovirus è più diffuso nei mesi freddi, proprio tra novembre e marzo • Le ostriche spesso non vengono cotte, eliminando l’unico trattamento realmente efficace contro i virus • I controlli sanitari riducono il rischio batterico, ma non eliminano completamente quello virale • Bastano pochissime particelle virali per causare l’infezione Il risultato? Un alimento apparentemente “nobile” può trasformare una cena memorabile in giorni di nausea, vomito, diarrea e febbre, soprattutto in soggetti fragili come anziani, bambini e persone immunodepresse. Consigli pratici per consumare pesce crudo in sicurezza Se non vuoi rinunciare al crudo durante le feste, segui queste regole fondamentali: 1. Preferisci il pesce abbattuto Il pesce destinato al consumo crudo deve essere abbattuto a -20 °C per almeno 24 ore (obbligatorio per legge). Attenzione: l’abbattimento elimina i parassiti (come Anisakis), ma non i virus. 2. Evita i molluschi crudi Ostriche, cozze, vongole e fasolari sono gli alimenti a maggior rischio virale. Se li ami, consumali ben cotti: la cottura è l’unico metodo davvero efficace. 3. Non fidarti solo dell’aspetto Un’ostrica viva, profumata e appena aperta può comunque essere contaminata. Il virus è invisibile, inodore e insapore. 4. Fai attenzione a casa Se prepari crudi in casa: • Usa utensili separati • Lava accuratamente le mani • Mantieni la catena del freddo • Consuma subito il prodotto 5. Valuta chi hai a tavola Se ci sono anziani, bambini, donne in gravidanza o persone con difese immunitarie ridotte, il pesce crudo è sconsigliato. In conclusione Le ostriche crude restano un simbolo di festa e mondanità, ma non sono mai una scelta completamente sicura, soprattutto a Natale e Capodanno. La vera eleganza oggi è la consapevolezza: conoscere i rischi, fare scelte informate e proteggere la salute propria e degli ospiti.
Autore: La Redazione 19 dicembre 2025
La cucina italiana, riconosciuta oggi come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO, rappresenta molto più di una semplice arte culinaria: è un linguaggio universale che unisce storia, territorio e cultura del saper fare. Ogni piatto racconta storie antiche, trasmette valori e mantiene viva l’identità di un Paese che sa trasformare ingredienti semplici in esperienze uniche. In questo contesto, Pasta Valdoro emerge come un autentico ambasciatore della qualità italiana. La sua linguina, frutto di una lavorazione artigianale attenta e rispettosa della materia prima, offre una consistenza perfetta e una tenuta impeccabile in cottura, caratteristiche fondamentali per esaltare ogni condimento senza mai comprometterne il gusto. La bontà di Pasta Valdoro non risiede solo nel sapore, ma nella capacità di coniugare tradizione e contemporaneità, rendendo ogni piatto un omaggio alla cultura gastronomica italiana. Chef e appassionati la scelgono non solo per la qualità tecnica, ma per la sua capacità di raccontare, in ogni forchettata, la storia e l’eccellenza del nostro Paese. In questo scenario, la cucina italiana patrimonio UNESCO non è soltanto memoria: è innovazione che rispetta le radici. La sua valorizzazione passa attraverso eccellenze come Pasta Valdoro, capaci di interpretare il presente senza tradire l’autenticità delle tradizioni. È questo equilibrio tra passato e futuro che rende la gastronomia italiana un vero tesoro culturale, da preservare e rinnovare ogni giorno, anche nel piatto. Ricetta di Chef Pamela Liccardo
Autore: Dott.ssa Roberta Leone 19 dicembre 2025
Le festività natalizie sono, per tradizione, un periodo di convivialità e abbondanza. Pranzi lunghi, dolci tipici, brindisi ripetuti: concedersi qualche eccesso è del tutto normale. Una delle preoccupazioni più frequenti tra le persone che hanno intrapreso un percorso nutrizionale, soprattutto dopo aver perso diversi chili, è quella di riprendere peso e vanificare i sacrifici fatti. È importante chiarire fin da subito un concetto fondamentale: gli sgarri di Natale non vanno puniti, ma riequilibrati. È un messaggio che ripeto spesso anche nel mio studio, invitando i pazienti a vivere le feste con serenità, senza sensi di colpa. Il nostro organismo, infatti, possiede meccanismi di autoregolazione molto efficienti e, soprattutto, il peso perso non può essere ripreso in pochi giorni. Per questo motivo non serve allarmarsi, ma adottare alcuni semplici accorgimenti per favorire il ritorno all’equilibrio. Il primo passo è una corretta idratazione. L’eccesso di sale, zuccheri e alcol tipico delle festività favorisce la ritenzione idrica e appesantisce il lavoro di fegato e reni. Bere acqua in modo regolare, affiancata da tisane digestive o drenanti e brodi leggeri, aiuta l’organismo a eliminare le scorie accumulate e a ritrovare una sensazione di leggerezza. In alcuni casi può essere utile anche il supporto di un drenante, sempre valutato con criterio. Nei giorni successivi alle feste è consigliabile semplificare l’alimentazione, eliminando i cibi ultra-processati. Verdure crude e cotte, proteine magre, cereali integrali in quantità moderate e grassi di buona qualità, come l’olio extravergine d’oliva, rappresentano una base equilibrata. L’obiettivo non è togliere, ma alleggerire, restituendo al sistema digestivo tempi e spazi fisiologici. Un altro aspetto spesso trascurato riguarda l’equilibrio intestinale. Gonfiore addominale, alvo irregolare e senso di affaticamento sono disturbi frequenti dopo periodi di alimentazione disordinata. Ripristinare una corretta funzionalità intestinale, attraverso l’introduzione di fibre e alimenti fermentati, è fondamentale per sostenere il metabolismo e migliorare la digestione. Anche il movimento gioca un ruolo chiave, ma va interpretato correttamente. L’attività fisica non deve essere vissuta come una punizione per “smaltire” ciò che si è mangiato. Camminate quotidiane, attività dolce e una graduale ripresa dell’esercizio aiutano a stimolare la circolazione, migliorare la sensibilità insulinica e favorire il benessere generale. Infine, è importante ridimensionare il ruolo della bilancia. Nei giorni successivi al Natale, l’aumento di peso è spesso legato a ritenzione idrica e infiammazione, più che a un reale incremento della massa grassa. Parametri come energia, qualità del sonno e sensazione di leggerezza sono indicatori molto più affidabili dello stato di salute. In conclusione, il periodo post-festivo non richiede soluzioni drastiche, ma un ritorno graduale alla normalità. Un’alimentazione equilibrata e consapevole non è quella priva di eccezioni, ma quella capace di adattarsi ai diversi momenti della vita, senza sensi di colpa e senza estremismi. Buone feste .
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