11 dicembre – Giornata Internazionale della Montagna
Cinzia Tattini • 11 dicembre 2025
Montagna, ghiacciai e cultura del cibo: l’Italia celebra un patrimonio fragile e prezioso
L’11 dicembre, in occasione della Giornata Internazionale della Montagna, lo sguardo del mondo torna sulle vette che custodiscono un patrimonio naturale e culturale di valore inestimabile. Le montagne non sono soltanto paesaggi mozzafiato: sono ecosistemi delicati, territori di identità profonde, luoghi in cui l’uomo ha imparato a convivere con la natura sviluppando tradizioni, saperi e una cucina capace di raccontare secoli di resilienza.
Tra i simboli più intensi della montagna ci sono i ghiacciai, vere “sentinelle del clima”. Oggi il loro arretramento è un allarme globale: custodiscono risorse idriche fondamentali, influenzano gli equilibri ambientali e testimoniano i cambiamenti climatici in atto. Proteggerli significa proteggere la biodiversità, l’agricoltura di quota e le comunità che vivono grazie alle loro risorse.
Il rispetto della montagna passa anche dai comportamenti quotidiani: percorrere i sentieri con attenzione, ridurre l’impatto ambientale del turismo, sostenere pratiche agricole tradizionali e piccoli produttori che mantengono vivo il paesaggio culturale delle terre alte.
Il cibo di montagna: un’eredità culturale che parla di identità
La vita in quota ha forgiato una gastronomia autentica, nata dalla necessità e divenuta oggi una delle espressioni più riconoscibili del territorio. Le cucine di montagna – dalle Alpi agli Appennini – raccontano una storia fatta di materie prime essenziali, lavorazioni antiche e sapori netti.
Formaggi d’alpeggio, burri profumati, salumi affumicati, zuppe nutrienti, polente, erbe spontanee, funghi e castagne: ogni piatto narra un rapporto intimo con l’ambiente, con la stagionalità e con la ritualità del lavoro agricolo.
Queste ricette non sono solo tradizioni gastronomiche: sono un modo per preservare l’identità dei piccoli borghi, sostenere l’economia locale e difendere una biodiversità che oggi rischia di perdersi.
L’Italia e l’UNESCO: un riconoscimento alla cultura del cibo
Il recente inserimento della cucina italiana nel Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità UNESCO rappresenta un riconoscimento al valore sociale e comunitario del nostro modo di produrre e condividere il cibo.
La montagna ha un ruolo decisivo all’interno di questo patrimonio: molte delle eccellenze italiane nascono proprio nelle terre alte. Pensiamo ai formaggi d’alpeggio a latte crudo, ai vini eroici coltivati su pendii estremi, ai pani di lunga conservazione, alle carni conservate con tecniche tramandate da generazioni.
Sono prodotti che parlano di sostenibilità, di adattamento, di creatività e di un legame profondo con l’ambiente. La montagna contribuisce così a definire l’immenso mosaico gastronomico italiano, rendendolo unico al mondo.
La Giornata Internazionale della Montagna invita a riflettere su quanto questi territori siano preziosi e vulnerabili. Difendere le montagne significa difendere le comunità che le abitano, la memoria culturale, i paesaggi e il cibo che da essi prende vita.
Oggi più che mai, la tutela della montagna è una responsabilità condivisa: un impegno verso le generazioni future e verso un patrimonio che ci rappresenta.

New Delhi, 10 dicembre 2025. L’Italia scrive una pagina destinata a rimanere impressa nella memoria culturale del Paese: la cucina italiana è stata ufficialmente riconosciuta Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO. Una proclamazione attesa, desiderata, costruita nel tempo con determinazione e visione, e annunciata oggi durante la sessione plenaria del Comitato intergovernativo . Un traguardo che non premia un singolo piatto, né una tecnica in particolare, ma l’intero universo gastronomico italiano: una rete di pratiche, saperi, gesti quotidiani e rituali che definisce da secoli l’identità del nostro popolo. Un patrimonio vivo: l’Italia raccontata attraverso la sua cucina La decisione dell’UNESCO mette al centro un concetto semplice quanto rivoluzionario: la cucina italiana non è solo cibo. È educazione familiare, cultura del convivio, memoria collettiva, rispetto per la materia prima e per il territorio, tramandati attraverso generazioni. Dai pranzi della domenica alle mani che impastano pasta fresca, dalle ricette custodite nei quaderni delle nonne alle evoluzioni contemporanee degli chef: tutto concorre a formare un ecosistema gastronomico unico, capace di unire regioni, storie e tradizioni diverse in un linguaggio condiviso. Dietro il riconoscimento c’è un percorso complesso, frutto di cinque anni di ricerca, consultazioni e lavoro culturale. Tra i protagonisti di questa lunga marcia, spicca il contributo delle istituzioni, delle associazioni gastronomiche storiche e delle comunità del cibo. Un ruolo fondamentale è stato quello della direttrice de La Cucina Italiana, Maddalena Fossati Dondero, che ha saputo trasformare un’idea in un movimento culturale nazionale, sostenendo la candidatura con passione e autorevolezza. Il dossier presentato all’UNESCO ha valorizzato non solo la ricchezza culinaria italiana, ma anche la sua forza sociale: la capacità della cucina di creare legami, includere, educare alla sostenibilità e alla biodiversità. Un riconoscimento che apre nuove prospettive L’ingresso nella lista UNESCO non è un punto di arrivo, ma l’inizio di una nuova responsabilità. Significa tutelare la qualità delle tradizioni, difendere i prodotti del territorio, investire nella formazione e nella trasmissione dei saperi alle nuove generazioni. Dal punto di vista economico e turistico, gli esperti prevedono ricadute significative: il marchio UNESCO rafforzerà il ruolo dell’Italia come capitale mondiale della gastronomia, con un prevedibile incremento del turismo enogastronomico e dell’interesse internazionale verso le filiere alimentari italiane. La proclamazione dell’UNESCO non celebra soltanto una cucina, ma un modo di vivere. La cucina italiana è un patrimonio che si costruisce ogni giorno nelle nostre case, nelle trattorie, nelle scuole, nei mercati, nei campi. Un patrimonio fatto di autenticità, creatività e rispetto: valori che, oggi più che mai, dobbiamo proteggere. Con questo riconoscimento, l’Italia non conquista solo un titolo prestigioso. Rafforza la propria identità culturale e rinnova l’impegno a preservare un’eredità che appartiene al passato, ma soprattutto al futuro.

Ho scelto di creare una pizza low carb con l’intento di coniugare il piacere di un piatto iconico della nostra tradizione culinaria con un approccio alimentare più equilibrato. L’obiettivo era dimostrare che è possibile gustare una pizza saporita e appagante senza un eccessivo apporto di carboidrati, mantenendo così un miglior controllo dell’energia quotidiana e valorizzando la qualità degli ingredienti. Una scelta nata dalla volontà di proporre un’alternativa leggera, inclusiva e adatta a chi segue un’alimentazione bilanciata, senza rinunciare al gusto e alla convivialità che solo una vera pizza sa offrire. La ricerca della combinazione perfetta non è stata immediata: ho sperimentato diverse farine e miscele prima di individuare quella in grado di avvicinarsi, per gusto, consistenza e lavorabilità, all’impasto tradizionale. Un percorso fatto di prove, studio e continui aggiustamenti, sostenuto dalla convinzione che fosse possibile ottenere una base innovativa ma rispettosa della memoria gustativa della pizza italiana. In linea con il mio percorso accademico in biologia, il mio obiettivo era creare un impasto che rispondesse alle esigenze di chi segue una dieta ipocalorica, ma che potesse adattarsi anche a necessità più specifiche: un’alternativa adatta a chi deve tenere sotto controllo la glicemia, a chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile o altre sensibilità intestinali. Una ricetta pensata per essere digeribile, nutrizionalmente equilibrata e realmente innovativa, senza compromessi sul sapore.

Il Gran Galà “La Mia Raviola” ha illuminato Amendolara con una serata elegante e sentita, dedicata alle eccellenze gastronomiche del territorio e al dialogo sulla cucina contemporanea. Un appuntamento che ha unito degustazioni, riflessioni e confronti costruttivi grazie alla presenza di istituzioni, professionisti e grandi interpreti dell’arte culinaria. A inaugurare l’evento, il sindaco Maria Rita Acciardi, insieme all’intera giunta comunale, ristoratori e imprenditori locali, che hanno saputo creare un clima di autentica ospitalità e appartenenza. Protagonista anche La Gazzetta del Food, rappresentata dall’editrice e direttrice Maria Giovanna Labruna e da Chef Gregori Nalon, cooking strategist e fondatore della testata, la cui partecipazione ha impreziosito il confronto culturale e gastronomico. Momento centrale della serata, l’omaggio a Chef Rocco Gerundino, vincitore del Premio La Mia Raviola: un riconoscimento meritato per la sua capacità di trasformare la tradizione in emozione, con una cucina che racconta identità, tecnica e sensibilità. Accanto a lui, hanno arricchito il dibattito e la degustazione gli chef Biagio Girolamo, Domenico Guarino (tesoriere URCC) e Carmelo Fabricatore (presidente URCC), confermando il valore della brigata calabrese nel panorama gastronomico nazionale. In fine l’intervento del giornalista Andrea Berardi, l’incontro ha assunto un tono ancora più ricco e stimolante. Berardi, forte della sua lunga esperienza nel settore dell’informazione, ha offerto una lettura lucida e approfondita dei temi trattati, mettendo in evidenza aspetti spesso trascurati dal dibattito pubblico. La sua analisi, chiara e diretta, ha contribuito a creare un confronto vivo e partecipato. La serata si è conclusa con una raffinata degustazione di prodotti tipici del territorio, esaltati da interpretazioni creative che hanno ribadito la ricchezza della cultura agroalimentare locale. Dal Gran Galà è nata inoltre la nuova Fiera del Gusto di Amendolara, appuntamento che debutterà nell’estate 2026: una manifestazione pensata per celebrare sapori, saperi e tradizioni, e per proiettare il territorio verso nuove opportunità di valorizzazione e turismo enogastronomico. Un evento che non solo ha premiato l’eccellenza, ma ha posto le basi per un progetto ambizioso e condiviso, nel segno della qualità e della visione.

La grande notte dedicata alla pizza italiana sta per prendere il via. Mercoledì 10 dicembre, durante la prestigiosa cerimonia di gala dei Pizza DOC Awards 2025, saranno svelati i nomi dei professionisti e delle realtà che nell’ultimo anno si sono distinti per talento, innovazione e qualità. L’evento, considerato tra i più autorevoli nel panorama della pizza d’autore, si conferma un riferimento nazionale capace di raccontare l’evoluzione del comparto attraverso i suoi protagonisti. Per l’edizione 2025, il Comitato Scientifico dei Pizza DOC Awards ha individuato le categorie che rappresentano i pilastri dell’arte bianca italiana. I candidati sono stati selezionati in base alla capacità di interpretare la pizza con eccellenza tecnica, ricerca costante e creatività. Le categorie in gara: Pizzaiolo dell’Anno Pizzaiola dell’Anno Pizzeria dell’Anno Pizza dell’Anno Apertura dell’Anno Catena dell’Anno Ogni riconoscimento premia figure e attività che hanno lasciato un segno significativo nel settore, contribuendo alla diffusione di una cultura gastronomica moderna, consapevole e in continua evoluzione. Anche quest’anno l’interazione con il pubblico ha rappresentato un elemento centrale della manifestazione. Migliaia di appassionati hanno partecipato alle votazioni digitali, che si sono ufficialmente chiuse il 5 dicembre alle 23:59. Il risultato del voto popolare, combinato con le valutazioni del Comitato Scientifico, determinerà i vincitori che saranno annunciati durante la serata di gala del 10 dicembre. Un trio di conduttori d’eccellenza A guidare l’evento sarà un team di presentatori scelto per professionalità, carisma e forte legame con il mondo della comunicazione e dell’enogastronomia: Rossella Pisaturo, collaboratrice Rai, speaker di RCS75 e volto di “Casa Sanremo”; Stefania Sirignano, storica voce di “Radio Punto Zero”, speaker e conduttrice di lunga esperienza; Luca Fresolone, food creator noto sui social come “La cucina del Presidente” ed esperto di comunicazione. Grazie alla loro conduzione, la serata promette eleganza, ritmo e un ricco approfondimento dei temi più rilevanti del settore. Un evento che racconta una filiera in crescita I Pizza DOC Awards non rappresentano soltanto un momento celebrativo, ma un’occasione strategica per fotografare lo stato attuale e le prospettive future del settore pizza. La manifestazione si conferma infatti una piattaforma privilegiata per l’incontro tra professionisti, imprenditori, giornalisti e stakeholder, favorendo il dialogo e il confronto sulle principali tendenze di mercato. Dall’innovazione tecnica alla valorizzazione delle materie prime, dalla sostenibilità ai nuovi stili di consumo, i Pizza DOC Awards intercettano ogni anno le trasformazioni della filiera, contribuendo all’affermazione di standard qualitativi sempre più elevati. La proclamazione dei vincitori, prevista per il 10 dicembre, segnerà un nuovo capitolo nella storia della pizza italiana.

Si è svolta nella mattinata del 1° dicembre, nella splendida e prestigiosa Sala Mengoni del Ristorante Cracco a Milano, la Conferenza Stampa di Presentazione del Team Italia che rappresenterà il nostro Paese alla Finale Europea del Bocuse d’Or 2026, in programma a Marsiglia. L’incontro, caratterizzato da un’intensa partecipazione emotiva e da un alto profilo professionale, ha riunito istituzioni, partner, esponenti dell’alta gastronomia e la dirigenza dell’Accademia Bocuse d’Or Italia, organismo ufficiale dedicato alla preparazione e al supporto del team italiano impegnato nella prestigiosa competizione internazionale. Alla guida dell’Accademia si trovano Chef Enrico Crippa, Presidente, Chef Carlo Cracco, Vicepresidente, e Chef Luciano Tona, Direttore: un vertice di altissimo livello che garantisce visione, competenza e un sostegno strategico fondamentale. Durante la conferenza sono stati presentati ufficialmente i componenti del Team Italia 2026, insieme al percorso di preparazione, alla filosofia culinaria e al progetto gastronomico con cui l’Italia si confronterà a livello internazionale: • Chef Matteo Terranova, Candidato Bocuse d’Or Team Italia • Chef Alessandro Bergamo, Coach Bocuse d’Or Italia • Chef Edoardo Magni, Commis Bocuse d’Or Team Italia • Chef Noel Moglia, Junior Coach Bocuse d’Or Italia A guidare il gruppo, con visione e determinazione, Chef Lorenzo Alessio, Direttore Bocuse d’Or Italia. Un momento particolarmente significativo è stato l’intervento di Chef Carlo Cracco, pluristellato padrone di casa, che ha rivolto al Team parole di forte incoraggiamento, sottolineando l’onore e la responsabilità di rappresentare la cucina italiana in una competizione di tale rilevanza. Cracco ha ricordato come il Bocuse d’Or sia molto più di una gara: una celebrazione del talento, della tecnica e della cultura gastronomica internazionale. La conferenza è stata ulteriormente arricchita dal messaggio di Chef Enrico Crippa, tre stelle Michelin , che ha condiviso un pensiero colmo di stima e motivazione, invitando i giovani chef a credere nel proprio percorso, nella disciplina quotidiana e nella forza dell’identità culinaria italiana. Molto apprezzato anche l’intervento di Chef Rocco Pozzulo, Presidente della Federazione Italiana Cuochi, che ha ribadito il sostegno dell’intera comunità dei cuochi italiani e ha ricordato come il Bocuse d’Or sia una delle competizioni più importanti e rappresentative al mondo. L’atmosfera è stata segnata da una profonda commozione e da una partecipazione sentita, alimentate dall’entusiasmo dei giovani chef, che hanno mostrato orgoglio e determinazione nell’onore di rappresentare l’Italia in una sfida di tale prestigio. I loro racconti sulla preparazione e sull’emozione della competizione hanno offerto uno dei momenti più coinvolgenti dell’intera mattinata. La presenza de La Gazzetta del Food, rappresentata da llo Chef Gregori Nalon, Cooking Strategist e fondatore della testata , ha arricchito ulteriormente l’evento con interviste approfondite ai protagonisti, offrendo uno sguardo privilegiato sulla visione e sulle ambizioni del Team Italia. Il Bocuse d’Or, universalmente riconosciuto come la più importante competizione culinaria al mondo, rappresenta per l’Italia un’opportunità straordinaria per esprimere talento, creatività ed eccellenza gastronomica. La strada verso Marsiglia 2026 è appena iniziata, ma l’energia, la professionalità e la passione del Team Italia fanno già presagire una partecipazione memorabile.

La magia di questo piatto parte dalla pasta. Per me non esiste alternativa ai Paccheri di Gragnano I.G.P., e per una tavolata generosa ne utilizzo 700 grammi. La loro forma imponente, nata per “schiaffeggiare” (paccarià) il condimento, unita alla trafilatura al bronzo, offre una porosità unica. È proprio questa rugosità, frutto di un processo artigianale, che cattura il sugo e lo trattiene in modo impareggiabile, trasformando ogni boccone in un’esperienza autentica. Accanto alla pasta, i protagonisti verdi: i friarielli, le tipiche cime di rapa campane. Un tempo considerati un contorno povero, oggi sono diventati uno dei simboli più rappresentativi della cucina regionale. Storia e Tradizione: l’Origine di un “Matrimonio” Rustico L’unione tra friarielli e pasta è l’evoluzione naturale di un binomio nato nelle cucine contadine: friarielli e salsiccia, piatto robusto e sostanzioso dei pranzi dei lavoratori. Solo più tardi le trattorie napoletane hanno trasformato questo contorno in un primo sontuoso, scegliendo il Pacchero come compagno ideale. Il mio tocco personale è la crema di friarielli: un ponte tra tradizione e modernità. Frullarne una parte con l’acqua di cottura crea una vellutata intensa e avvolgente, che si lega perfettamente all’amido dei paccheri trafilati al bronzo, valorizzando quel retrogusto piacevolmente amaro che tanto amo. La Ricetta: Ingredienti per 5-6 persone 700 g di Paccheri di Gragnano I.G.P. 1 kg di friarielli freschi Olio extravergine d’oliva 3 spicchi d’aglio Peperoncino fresco Sale grosso Parmigiano q.b. Provola affumicata a cubetti (facoltativa) Preparazione Pulizia e soffritto: Pulite i friarielli. In una padella ampia scaldate abbondante Olio EVO con aglio e peperoncino: è il cuore del sapore. Cottura dei friarielli: Unite i friarielli al soffritto, salate e cuocete finché non risultano teneri. Conservate un mestolo dell’acqua di cottura della pasta. La crema: Frullate metà dei friarielli cotti con un filo d’olio e un po’ di acqua di cottura, fino a ottenere una crema liscia e vellutata. Riunite tutto in padella. Mantecatura: Lessate i paccheri in acqua salata, scolateli al dente e trasferiteli nella padella. Mantecate fuori dal fuoco fino a ottenere un condimento cremoso. Per un tocco più goloso, unite qualche cubetto di provola affumicata: farà da contrappunto perfetto all’amaro dei friarielli. Nota di presentazione: All’impiattamento aggiungo sempre qualche ciuffo di friarielli interi. Un dettaglio semplice che esalta freschezza e vivacità cromatica. Buon appetito!


