OLIO: COLDIRETTI PUGLIA, MAGAZZINI PIENI DI PRODOTTO STRANIERO (15MILA TONNELLATE); STOP SPECULAZIONI SUI PREZZI DELL’EVO

La redazione • 18 novembre 2021

Il report Frantoio Italia dell’ICQRF (MIPAAF) registra la presenza di olio UE ed Extra UE

Stop alle speculazioni che deprimono i prezzi dell’olio extravergine pugliese proprio quando sotto la spinta salutista determinata dall’emergenza Covid i consumi di olio delle famiglie sono in crescita sull’onda del successo della Dieta Mediterranea, proclamata patrimonio culturale dell’umanità dall’Unesco, con più di 8 italiani su 10 (82%) che cercano sugli scaffali prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, per cui è necessario vigilare sugli acquisti per evitare che venga spacciato come pugliese il prodotto importato di minore qualità, con i magazzini in Puglia pieni di 14mila tonnellate di olio comunitario e quasi 1000 tonnellate di olio extracomunitario, secondo i dati del report Frantoio Italia redatto dall’organismo di controllo ICQRF del Ministero delle Politiche Agricole.

 

“Non possiamo consentire che ci siano pesanti ripercussioni sugli operatori seri della filiera, agricoltori e frantoiani, che rischiano di vedere non remunerato il valore del nostro pregiato EVO di qualità. Coldiretti Puglia vigilerà affinché vengano stanate e perseguite eventuali speculazioni, sostenendo tutte le necessarie azioni di contrasto messe in campo dagli organismi di controllo e dalle forze dell’ordine, a partire proprio dall’Ispettorato Centrale della Repressione Frodi”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.


L’andamento dei prezzi di olive e olio è inaccettabile, l’ennesimo colpo alla liquidità delle imprese, per cui Coldiretti chiede alla Regione Puglia sostegni mirati allo stoccaggio privato dell’olio, attivando anche rapporti tempestivi con l’ABI per fare in modo che le banche intervengano con tassi agevolati, in modo da dare respiro agli olivicoltori e ai frantoiani. Determinante che nel dibattito nazionale sulla PAC e il PSR la Regione Puglia si imponga – aggiunge Coldiretti Puglia - affinché vengano destinati importanti sostegni all’olivicoltura, anche in vista della perdita dei titoli storici.

Ad influenzare la stagione olearia l’assenza di piogge e la siccità che ha colpito il polmone olivicolo del Paese, la Puglia, regione – aggiunge Coldiretti Puglia - che produce la metà del prodotto italiano, dove sono raddoppiati i costi di produzione, come quello per irrigare. Il rincaro dell’energia – continua la Coldiretti Puglia – si abbatte ulteriormente sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dal vetro per le bottiglie di olio fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti.

Serve una ulteriore stretta sui controlli, per stoppare le pratiche sleali, grazie alla direttiva comunitaria recepita dal Consiglio dei Ministri, un intervento normativo fortemente sollecitato da Coldiretti per rendere più equa la distribuzione del valore lungo la filiera ed evitare che il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali di una parte della Gdo non venga scaricato sulle imprese di produzione già costrette a subire l’aumento di costi dovuti alle difficili condizioni di mercato.

In queste condizioni è importante verificare attentamente l’etichetta anche se – denuncia la Coldiretti regionale - sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta – precisa la Coldiretti regionale - è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile tanto che i consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.

Il consiglio della Coldiretti è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di comperare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive.

Accanto alla formula tradizionale del 3×2 ed ai punti a premio – aggiunge Coldiretti Puglia - si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e più appetibili ai clienti, dalle vendite sottocosto che devono seguire regole precise ai buoni spesa. Tra i prodotti alimentari venduti in offerta più frequentemente ci sono quelli simbolo della dieta mediterranea che non possono mancare sulle tavole degli italiani e hanno un effetto calamita sui clienti a partire proprio dall’olio di oliva.

A livello regionale e nazionale vanno programmate e realizzate campagne quinquennali di comunicazione, strutturali e adeguatamente finanziate, che promuovano – conclude Coldiretti Puglia - in maniera strategica e coordinata il prodotto simbolo della Puglia, l’olio extravergine di oliva.
Autore: La Redazione 14 dicembre 2025
In una serata in cui il Cinema ha incontrato l’anima più autentica del territorio, il Vesuvius Film Festival , dedicato al genio immortale di Federico Fellini, ha acceso i riflettori non solo sul grande schermo, ma anche sull’eccellenza gastronomica partenopea. La brigata protagonista dell’evento ha avuto l’onore di firmare la Cena di Gala riservata agli illustri ospiti della serata: artisti e attori pluripremiati in Italia e all’estero, fino a Los Angeles, protagonisti di cortometraggi girati nella amata Campania. Tra i momenti più significativi, l’incontro con gli autori e i protagonisti di opere premiate come “Mozzarella”, cortometraggio simbolo di identità, radici e talento. Un menù che racconta Napoli La Cena di Gala è stata concepita come un autentico racconto gastronomico, un viaggio sensoriale attraverso i sapori più rappresentativi della tradizione partenopea, interpretati con eleganza, rispetto e uno sguardo contemporaneo. Antipasto Salumi artigianali di nicchia firmati I Mandriani, con picagna e bresaola impreziosite da colatura di alici, raffinato omaggio al mare campano. Primo piatto Pacchero al ragù napoletano con salsiccia affumicata, espressione autentica della cucina di casa, simbolo di convivialità e memoria. Secondo piatto Spezzatino di fassona con ribes nero e cannella, adagiato su crema di zucca e petali di zucca brasata, in un equilibrio armonico tra intensità, delicatezza e ricerca. Dessert A chiudere la serata, la Delizia ai Limoni di Amalfi, emblema di freschezza, luce e identità territoriale. La brigata: il cuore pulsante dell’evento A rendere possibile questa esperienza gastronomica è stata una brigata affiatata, competente e profondamente appassionata, capace di trasformare una cena di rappresentanza in un momento memorabile. La brigata di cucina: • Giovanna Cuomo • Salvatore Auletta • Ubaldo Pucillo • Nicola De Falco • Adele Camerlengo Professionisti che hanno operato in perfetta sinergia, mettendo tecnica, sensibilità e amore per la cucina al servizio dell’evento e dei suoi ospiti. Un incontro tra Arte e Identità La serata ha rappresentato molto più di una Cena di Gala: è stata la celebrazione di un legame profondo tra cinema, cultura e territorio, tra visione artistica e tradizione culinaria. Un palcoscenico d’eccellenza in cui la Campania ha saputo raccontarsi con orgoglio, emozione e grande professionalità. Perché, proprio come il grande Cinema, anche la cucina sa lasciare il segno. Articolo a cura della Redazione.
Autore: Chef Gregori Nalon Cooking Strategist 14 dicembre 2025
Nel panorama gastronomico italiano ed europeo, stanno emergendo con sempre maggiore forza realtà capaci di integrare la pasticceria artigianale con piccole torrefazioni di caffè, dando vita a veri e propri hub sensoriali in cui dolce e caffè dialogano attraverso proposte curate, identitarie e ad alto valore aggiunto. Questo modello risponde a una domanda crescente di autenticità, qualità e storytelling, elementi ormai centrali nelle scelte dei consumatori contemporanei. Trend di mercato: dolce e caffè in sinergia Il mercato dei dolci e della pasticceria artigianale continua a mostrare segnali di vitalità. Secondo i dati dell’Osservatorio Sigep, la categoria dessert è cresciuta del 6% in Europa e del 2,3% in Italia negli ultimi dodici mesi, sostenuta da un interesse sempre più marcato verso prodotti artigianali, creativi e legati al territorio. Parallelamente, il comparto del caffè sta vivendo una fase di profonda evoluzione: il consumo si orienta verso miscele premium e caffè di qualità, con una particolare attenzione alla provenienza del chicco e ai processi produttivi. Le torrefazioni italiane registrano infatti un incremento delle esportazioni del +22% verso i mercati asiatici, trainato dalla domanda di prodotti autentici e fortemente identitari. La torrefazione artigianale rappresenta oggi uno dei segmenti più dinamici del settore. Le realtà di dimensioni contenute si distinguono per la capacità di valorizzare: le origini del caffè, la tracciabilità della filiera, profili aromatici complessi e riconoscibili. Questi elementi incontrano le aspettative di un consumatore sempre più consapevole ed esigente e favoriscono un’integrazione naturale con la pasticceria artigianale, dando vita a abbinamenti dolce–bevanda di alto livello, capaci di elevare l’esperienza complessiva. L’unione tra produzione dolciaria e tostatura interna del caffè consente di ottenere benefici concreti: Un’esperienza cliente distintiva, in cui la lavorazione artigianale diventa parte integrante del momento di consumo. Una brand identity forte, capace di differenziarsi dai format tradizionali di bar e caffetteria. Maggiore marginalità, grazie alla proposta di prodotti premium, dalle specialità di pasticceria ai blend di caffè personalizzati. Valorizzazione del locale come luogo di cultura gastronomica, non solo come spazio di consumo rapido. Cokito: un modello di eccellenza italiana In questo scenario si inserisce in modo autorevole Cokito, realtà che da oltre 40 anni rappresenta un’eccellenza calabrese nel mondo del caffè artigianale. L’azienda incarna perfettamente il modello integrato di qualità, competenza e visione. Guidata oggi dalla nuova generazione, sotto la direzione di Marisa Manna, Cokito continua a portare avanti gli ideali del fondatore Domenico Angiuli, con uno sguardo rivolto al futuro. La crescita dell’azienda è sostenuta da un team in continua evoluzione, formato e coinvolto in ogni fase del processo produttivo. Cokito segue internamente tutte le fasi della filiera: ricerca e selezione della materia prima, tostatura del caffè, distribuzione del prodotto finito, con l’obiettivo di garantire la miglior tazzina di caffè possibile. La conoscenza, la formazione continua e la condivisione del know-how sono valori centrali, trasmessi a collaboratori e professionisti del settore affinché ciascuno si senta parte integrante della famiglia Cokito. Elemento distintivo dell’azienda è il lavoro dei Mastri Tostatori, veri custodi dell’arte della miscelazione e della tostatura. La selezione di caffè provenienti da origini differenti e il delicato processo di arrostimento definiscono il carattere unico delle miscele Cokito. Durante la tostatura, il chicco attraversa continui mutamenti chimico-fisici che richiedono massima attenzione, esperienza e sensibilità. Al termine del processo, ogni lotto viene sottoposto a rigorosi test di assaggio per garantire costanza qualitativa, equilibrio aromatico e riconoscibilità del prodotto. Con la crescita dell’export del caffè artigianale italiano e l’espansione internazionale delle pasticcerie di qualità, il modello di pasticceria con torrefazione integrata è destinato a rafforzarsi ulteriormente nel 2026 e oltre. La valorizzazione delle competenze artigianali, l’attenzione alle materie prime e la costruzione di un’esperienza cliente multisensoriale rappresentano i principali fattori di successo. In questo contesto, Cokito si conferma come interprete autentico del Made in Italy, capace di unire tradizione, innovazione e cultura del gusto, promuovendo l’eccellenza italiana anche sui mercati internazionali.
Autore: Cinzia Tattini 11 dicembre 2025
Montagna, ghiacciai e cultura del cibo: l’Italia celebra un patrimonio fragile e prezioso L’11 dicembre, in occasione della Giornata Internazionale della Montagna, lo sguardo del mondo torna sulle vette che custodiscono un patrimonio naturale e culturale di valore inestimabile. Le montagne non sono soltanto paesaggi mozzafiato: sono ecosistemi delicati, territori di identità profonde, luoghi in cui l’uomo ha imparato a convivere con la natura sviluppando tradizioni, saperi e una cucina capace di raccontare secoli di resilienza. Tra i simboli più intensi della montagna ci sono i ghiacciai, vere “sentinelle del clima”. Oggi il loro arretramento è un allarme globale: custodiscono risorse idriche fondamentali, influenzano gli equilibri ambientali e testimoniano i cambiamenti climatici in atto. Proteggerli significa proteggere la biodiversità, l’agricoltura di quota e le comunità che vivono grazie alle loro risorse. Il rispetto della montagna passa anche dai comportamenti quotidiani: percorrere i sentieri con attenzione, ridurre l’impatto ambientale del turismo, sostenere pratiche agricole tradizionali e piccoli produttori che mantengono vivo il paesaggio culturale delle terre alte. Il cibo di montagna: un’eredità culturale che parla di identit à La vita in quota ha forgiato una gastronomia autentica, nata dalla necessità e divenuta oggi una delle espressioni più riconoscibili del territorio. Le cucine di montagna – dalle Alpi agli Appennini – raccontano una storia fatta di materie prime essenziali, lavorazioni antiche e sapori netti. Formaggi d’alpeggio, burri profumati, salumi affumicati, zuppe nutrienti, polente, erbe spontanee, funghi e castagne: ogni piatto narra un rapporto intimo con l’ambiente, con la stagionalità e con la ritualità del lavoro agricolo. Queste ricette non sono solo tradizioni gastronomiche: sono un modo per preservare l’identità dei piccoli borghi, sostenere l’economia locale e difendere una biodiversità che oggi rischia di perdersi. L’Italia e l’UNESCO: un riconoscimento alla cultura del cibo Il recente inserimento della cucina italiana nel Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità UNESCO rappresenta un riconoscimento al valore sociale e comunitario del nostro modo di produrre e condividere il cibo. La montagna ha un ruolo decisivo all’interno di questo patrimonio: molte delle eccellenze italiane nascono proprio nelle terre alte. Pensiamo ai formaggi d’alpeggio a latte crudo, ai vini eroici coltivati su pendii estremi, ai pani di lunga conservazione, alle carni conservate con tecniche tramandate da generazioni. Sono prodotti che parlano di sostenibilità, di adattamento, di creatività e di un legame profondo con l’ambiente. La montagna contribuisce così a definire l’immenso mosaico gastronomico italiano, rendendolo unico al mondo. La Giornata Internazionale della Montagna invita a riflettere su quanto questi territori siano preziosi e vulnerabili. Difendere le montagne significa difendere le comunità che le abitano, la memoria culturale, i paesaggi e il cibo che da essi prende vita. Oggi più che mai, la tutela della montagna è una responsabilità condivisa: un impegno verso le generazioni future e verso un patrimonio che ci rappresenta.
Autore: Maria Giovanna Labruna 10 dicembre 2025
New Delhi, 10 dicembre 2025. L’Italia scrive una pagina destinata a rimanere impressa nella memoria culturale del Paese: la cucina italiana è stata ufficialmente riconosciuta Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO. Una proclamazione attesa, desiderata, costruita nel tempo con determinazione e visione, e annunciata oggi durante la sessione plenaria del Comitato intergovernativo . Un traguardo che non premia un singolo piatto, né una tecnica in particolare, ma l’intero universo gastronomico italiano: una rete di pratiche, saperi, gesti quotidiani e rituali che definisce da secoli l’identità del nostro popolo. Un patrimonio vivo: l’Italia raccontata attraverso la sua cucina La decisione dell’UNESCO mette al centro un concetto semplice quanto rivoluzionario: la cucina italiana non è solo cibo. È educazione familiare, cultura del convivio, memoria collettiva, rispetto per la materia prima e per il territorio, tramandati attraverso generazioni. Dai pranzi della domenica alle mani che impastano pasta fresca, dalle ricette custodite nei quaderni delle nonne alle evoluzioni contemporanee degli chef: tutto concorre a formare un ecosistema gastronomico unico, capace di unire regioni, storie e tradizioni diverse in un linguaggio condiviso. Dietro il riconoscimento c’è un percorso complesso, frutto di cinque anni di ricerca, consultazioni e lavoro culturale. Tra i protagonisti di questa lunga marcia, spicca il contributo delle istituzioni, delle associazioni gastronomiche storiche e delle comunità del cibo. Un ruolo fondamentale è stato quello della direttrice de La Cucina Italiana, Maddalena Fossati Dondero, che ha saputo trasformare un’idea in un movimento culturale nazionale, sostenendo la candidatura con passione e autorevolezza. Il dossier presentato all’UNESCO ha valorizzato non solo la ricchezza culinaria italiana, ma anche la sua forza sociale: la capacità della cucina di creare legami, includere, educare alla sostenibilità e alla biodiversità. Un riconoscimento che apre nuove prospettive L’ingresso nella lista UNESCO non è un punto di arrivo, ma l’inizio di una nuova responsabilità. Significa tutelare la qualità delle tradizioni, difendere i prodotti del territorio, investire nella formazione e nella trasmissione dei saperi alle nuove generazioni. Dal punto di vista economico e turistico, gli esperti prevedono ricadute significative: il marchio UNESCO rafforzerà il ruolo dell’Italia come capitale mondiale della gastronomia, con un prevedibile incremento del turismo enogastronomico e dell’interesse internazionale verso le filiere alimentari italiane. La proclamazione dell’UNESCO non celebra soltanto una cucina, ma un modo di vivere. La cucina italiana è un patrimonio che si costruisce ogni giorno nelle nostre case, nelle trattorie, nelle scuole, nei mercati, nei campi. Un patrimonio fatto di autenticità, creatività e rispetto: valori che, oggi più che mai, dobbiamo proteggere. Con questo riconoscimento, l’Italia non conquista solo un titolo prestigioso. Rafforza la propria identità culturale e rinnova l’impegno a preservare un’eredità che appartiene al passato, ma soprattutto al futuro.
Autore: Jessica Sorrentino 9 dicembre 2025
Ho scelto di creare una pizza low carb con l’intento di coniugare il piacere di un piatto iconico della nostra tradizione culinaria con un approccio alimentare più equilibrato. L’obiettivo era dimostrare che è possibile gustare una pizza saporita e appagante senza un eccessivo apporto di carboidrati, mantenendo così un miglior controllo dell’energia quotidiana e valorizzando la qualità degli ingredienti. Una scelta nata dalla volontà di proporre un’alternativa leggera, inclusiva e adatta a chi segue un’alimentazione bilanciata, senza rinunciare al gusto e alla convivialità che solo una vera pizza sa offrire. La ricerca della combinazione perfetta non è stata immediata: ho sperimentato diverse farine e miscele prima di individuare quella in grado di avvicinarsi, per gusto, consistenza e lavorabilità, all’impasto tradizionale. Un percorso fatto di prove, studio e continui aggiustamenti, sostenuto dalla convinzione che fosse possibile ottenere una base innovativa ma rispettosa della memoria gustativa della pizza italiana. In linea con il mio percorso accademico in biologia, il mio obiettivo era creare un impasto che rispondesse alle esigenze di chi segue una dieta ipocalorica, ma che potesse adattarsi anche a necessità più specifiche: un’alternativa adatta a chi deve tenere sotto controllo la glicemia, a chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile o altre sensibilità intestinali. Una ricetta pensata per essere digeribile, nutrizionalmente equilibrata e realmente innovativa, senza compromessi sul sapore.
Autore: Maria Giovanna Labruna 6 dicembre 2025
Il Gran Galà “La Mia Raviola” ha illuminato Amendolara con una serata elegante e sentita, dedicata alle eccellenze gastronomiche del territorio e al dialogo sulla cucina contemporanea. Un appuntamento che ha unito degustazioni, riflessioni e confronti costruttivi grazie alla presenza di istituzioni, professionisti e grandi interpreti dell’arte culinaria. A inaugurare l’evento, il sindaco Maria Rita Acciardi, insieme all’intera giunta comunale, ristoratori e imprenditori locali, che hanno saputo creare un clima di autentica ospitalità e appartenenza. Protagonista anche La Gazzetta del Food, rappresentata dall’editrice e direttrice Maria Giovanna Labruna e da Chef Gregori Nalon, cooking strategist e fondatore della testata, la cui partecipazione ha impreziosito il confronto culturale e gastronomico. Momento centrale della serata, l’omaggio a Chef Rocco Gerundino, vincitore del Premio La Mia Raviola: un riconoscimento meritato per la sua capacità di trasformare la tradizione in emozione, con una cucina che racconta identità, tecnica e sensibilità. Accanto a lui, hanno arricchito il dibattito e la degustazione gli chef Biagio Girolamo, Domenico Guarino (tesoriere URCC) e Carmelo Fabricatore (presidente URCC), confermando il valore della brigata calabrese nel panorama gastronomico nazionale. In fine l’intervento del giornalista Andrea Berardi, l’incontro ha assunto un tono ancora più ricco e stimolante. Berardi, forte della sua lunga esperienza nel settore dell’informazione, ha offerto una lettura lucida e approfondita dei temi trattati, mettendo in evidenza aspetti spesso trascurati dal dibattito pubblico. La sua analisi, chiara e diretta, ha contribuito a creare un confronto vivo e partecipato. La serata si è conclusa con una raffinata degustazione di prodotti tipici del territorio, esaltati da interpretazioni creative che hanno ribadito la ricchezza della cultura agroalimentare locale. Dal Gran Galà è nata inoltre la nuova Fiera del Gusto di Amendolara, appuntamento che debutterà nell’estate 2026: una manifestazione pensata per celebrare sapori, saperi e tradizioni, e per proiettare il territorio verso nuove opportunità di valorizzazione e turismo enogastronomico. Un evento che non solo ha premiato l’eccellenza, ma ha posto le basi per un progetto ambizioso e condiviso, nel segno della qualità e della visione.
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