Emotional Food ce ne parla Gregori Nalon a cuore aperto
Maria Giovanna Labruna • 19 aprile 2020
In cucina competenza e tanta passione

Gregori Nalon in una foto curiosa, ci racconta Emotional Food
Emotional Food ne parliamo con Gregori Nalon. Lo avevamo già conosciuto durante il Sigep, ma oggi in una piacevole intervista con Maria Giovanna Labruna, si mette sottovento e, a cuore aperto ci parla di lui e del suo concetto di “Emotional Food”. Presto, sarà ospite fisso nella nostra rubrica dedicata al Food e avremo così occasione di condividere con un guru della cucina, qualche ricetta e qualche gustosissimo segreto.
Un 2020 pieno di sogni per Gregori Nalon
Un 2020 pieno di sogni da realizzare, con tante idee e con innovazione.
Con l’uscita del primo lavoro editoriale si realizza un sogno chiuso nel cassetto da anni.
Quella di oggi è una di quelle interviste che partono con un tono rilassato, pacato con la voglia di raccontare e raccontarsi.
Lo chef Gregori Nalon si è rivelato a 360 gradi, parlando non solo della sua attività (già nota al grande pubblico) bensì pure dell’innovazione che si fonde con la tradizione in cucina. La novità di quest’anno è l’avvio di un’iniziativa editoriale.
Sicuramente lo chef veneziano è conosciuto dal pubblico televisivo grazie alla trasmissione “La prova del cuoco” di Rai Uno
e “Piatti & Misfatti” di Alice Tv.
Già apprezzato e stimato dagli addetti ai lavori da tantissimo tempo. In quanto è considerato uno dei più importanti chef di cucina, profondo conoscitore e comunicatore delle tecnologie applicate alla ristorazione, impegnandosi da anni nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie, nella sperimentazione, nelle consulenze di cucina per la formazione tecnica delle ricette e la formazione del personale. Scrivono di lui: “Gregori è un “cuoco” dalle mille sfaccettature, dalle inesauribili idee, dalle decine di iniziative.
Con lui la cucina e soprattutto la professione del “cuoco” non si ferma al piatto o alla ricetta ma “vola” verso le più alte sfere dell’emotività e della creatività massima, passando per lo studio della tecnica, all’innovazione fusa con la tradizione e l’attenzione alle emozioni, con il così detto Emotional Food”.
L’intervista alla scoperta dell’Emotional Food
Una domanda che tanti le avranno fatto ma sempre attuale per capire meglio da dove partiamo. Come nasce questa grande passione per la cucina?
Nasce per caso, ovvero la cucina mi piaceva da piccino, facendo esperimenti soprattutto a casa di mamma, bruciando qualche pentola, ma il tutto nasce per sfida nel trovare un lavoro immediato che mi potesse dare qualche soldino per acquistare il mio primo motorino. Subito dopo l’iscrizione all’alberghiero, e la mia prima stagione estiva a lavorare, con un coinvolgimento passionale a questo mestiere.
Dopo tanta gavetta in Italia finalmente le grandi esperienze all’estero. Parliamo proprio di queste esperienze: differenti culture culinarie e antropologiche. Che impatto hanno avuto nei confronti della sua cucina?
In realtà ho fatto esperienze estere di varie sfumature, sempre all’insegna della formazione, ricordo in Sud Africa, Grecia, Spagna, Romania, Svizzera, Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria, Inghilterra, Danimarca, Romania, Francia, e forse qualche altro paese che non ricordo più. Tutto questo porta a conoscere ed assimilare tecniche, situazioni, mentalità e modi di pensare diversi. Il tutto crea una formazione personale non indifferente. Lo studio approfondito poi della cultura orientale come la cucina dei 5 elementi (mi vede attualmente il primo ed unico cuoco che in Italia ha modificato e che pratica tale disciplina), mi ha fatto ampliare la mia cultura, il mio modo di pensare, creare in tempi velocissimi, proprio perché mentalmente ho assimilato schemi e mappe culinarie uniche nel loro genere.
Tornando all’Italia e alla cucina italiana, esiste un concetto che può catturarne l’essenza o un tratto particolare che la identifica?
Come spesso dico nei miei seminari, la mia logica ed il mio concetto non ha paragoni, perché nasce da me, quindi ne detengo il primato, lo studio della dottrina cinese, la cultura orientale, le mappe e schemi culinari, ne fanno una originale ideologia di cucina ed una unica semplificazione dei processi lavorativi.
Quali sono gli ingredienti che utilizza più spesso? Utilizza tutta la “tavolozza dei colori”?
Direi che non ci sono ingredienti che utilizzo di più o di meno, ma di quelli che conosco ovviamente li utilizzo tutti. Sostanzialmente il mio variare di ingredienti varia da dove sono a fare formazione e consulenze in quanto ogni luogo che visito ha già di suoi ingredienti precisi, diversi e unici. Per quanto riguarda la tavolozza dei colori…. Beh! Con la cucina dei 5 elementi non si può non valorizzare questo aspetto.
Lei ha parlato della cucina dei 5 elementi + 1. Di cosa si tratta?
La cucina dei 5 elementi + 1 nasce dalla cultura cinese, cultura orientale, e non significa usare cose strane, fare ricette improponibili, ma significa utilizzare un concetto, uno schema, un insieme di semplici regole che se messe in atto ne fanno di ogni ricetta un piatto infallibile.
La cucina dei 5 elementi + 1, ricopre tutti gli aspetti che il nostro corpo, la nostra mente hanno bisogno, toccando l’aspetto cromatico, sensoriale, sollecitando tutti gli organi.
Non sto parlando della solita cosa che si sente dire, qui siamo su livelli di sviluppo mentale, interiore, molto più profondo e più intenso.
I 5 elementi + 1, significa che sono io o voi, ovvero, io vi posso dare tutti gli scemi o mappe gastronomiche mentali, ma sarete solo voi l’elemento creativo in più.
Qual è il suo piatto preferito nel nuovo progetto editoriale?
Non esiste “un” piatto, ma esistono una serie di nuovi concetti, di nuovi “schemi” mentali culinari, che portano ad avere tutte le ricette uniche.
La ricetta che la rappresenta di più in questo suo primo libro?
Tutte. Perché sono scritte con i miei sentimenti, passioni e vicende che in varie situazioni della mia vita hanno portato a scrivere tutto ciò.
A casa cucina lei?
Direi di sì. Abitando da solo, ne sono obbligato. Scherzi a parte se sono a casa mia i fornelli sono miei, se sono dai genitori o amici, mi metto da parte e rispetto chiunque cucina, perché unico nella sua modalità, cultura, passione.
Qual è secondo lei la nuova tendenza della cucina?
La semplificazione dei processi di lavoro, la semplificazione delle lavorazioni e la valorizzazione in purezza dell’ingrediente.
Ritorneremo a mangiare con le mani, dobbiamo riprenderci la nostra cucina, dobbiamo assaporare un cibo toccandolo con le mani (dove possibile), tipo una frittella, una crocchetta, un cosciottino di pollo, insomma tutto quanto si può.
Siamo in un’era dove tutto è tagliato, tutto è sbucciato, ma vogliamo mettere la soddisfazione di mordere una mela con i denti direttamente? Mangiare una costina di maiale alla griglia con le mani? Assaporare una fetta di torta con le mani? Ci sono sensazioni, emozioni, che legate al cibo ed all’ambiente in cui siamo in quel momento non hanno uguali. Non scordiamoci che la missione futura di chi fa il mio lavoro sarà insegnare ai ragazzi a fare un ragù di carne, un sugo al pomodoro, un cannellone, una lasagna, una bistecca perfetta, e molto altro. Tutti fenomeni a fare spume, aria e cialde, ma poi i locali che lavorano effettivamente sono quelli che realizzano piatti tradizionali secondo la cultura enogastronomica italiana.
Lo chef Gregori Nalon è stato il primo a creare in Italia la figura del Cooking Strategist. Ci può spiegare di cosa si tratta?
Cooking Strategist, ovvero colui che trova le strategie migliori nelle aziende (ristoranti, bar, hotel, e tutto quanto fa ristorazione).
Questa figura nasce dopo anni di esperienza, dopo aver compreso e processato gli schemi mentali culinari, dopo aver fatto una esperienza in tutti i settori lavorativi del nostro ramo.
Sostanzialmente il Cooking Strategist, interviene in modo completo nelle cucine, collabora con gli chef o con i titolari, trova le giuste strategie, le giuste linee guida per creare business efficace, duraturo, professionale. Saper cucinare al giorno d’oggi non basta più, anzi, diventa un aspetto complementare che deve andare di pari passo con la gestione della struttura e principalmente la gestione di noi stessi, cosa più difficile da farsi.
Cos’è “l’Emotional Food”?
Emotion Food è una filosofia, un concetto da me ideato.
Sono corsi fatti in team, ma anche one-to-one, dove io guido tale concetto, attraverso varie sfumature, tocco varie leve emozionali, portando lo chef che partecipa a capire determinate condizioni mentali che fanno capire come gestire le emozioni personali, come detto le più difficili.
Le ricette hanno un aspetto emozionale, che arrivano direttamente al cuore di chi legge. Tali frasi, concetti, sono scritti per essere parte di ognuno. Chiunque legge una ricetta fatta con la filosofia Emotional Food, sentirà sua quella ricetta, perché tocca profondamente ogni aspetto che tutti noi abbiamo.
In un recente articolo è stato definito “Perseverante o testardo. Appassionato o maniacale”. Lei come si definirebbe?
Credo che nel dire il mio nome Gregori Nalon, sia chiaro che sono racchiusi tutte questi aggettivi che mi sono stati accollati. Chi mi conosce profondamente sa che sono una persona costante su ciò che credo, resto fermo nelle mie ideologie e pensieri proprio perché arrivano dopo una gavetta e tanto studio.
Non è facile entrare nel mio mondo, ma chi ci entra ne ha sempre tratto benefici.
In cucina c’è poco spazio per chi non segue le regole, per chi non osa e per chi si sente già arrivato.
Il nostro lavoro è durissimo se visto come lavoro, ma è semplicemente passionale e magico se è visto come hobby.
Cosa si sente di dire a chi sta muovendo i primi passi in cucina?
Se volete essere dei grandi Chef di cucina, fate tantissime esperienze. Provate di tutto, fate i cuochi, i camerieri, lavorate in ricevimento, fate i macellai, i pescatori, i contadini, studiate veterinaria, studiate scienze dell’alimentazione, fate i panettieri, pasticceri, gelatai, aprite un’attività culinaria in proprio, sperimentate, fate cucina scientifica, andate all’estero, cambiate tipologia di locali da trattorie, da stellati, in pizzerie, ristoranti, hotel, non guardate le ore di lavoro, non guardate le feste, andate in tv, fate gare, competizioni, mettetevi in discussione, insomma fate più esperienze possibili, e tutto questo se potete in pochissimi anni non più di 10/15, solo cosi potrete un giorno diventare dei Cooking Strategist..
Per il resto fare lo chef di cucina è meraviglia.
Intervista realizzata dalla giornlista Maria Giovanna Labruna

È partita con un successo annunciato la 11ª edizione del Campionato Mondiale Pizza DOC, che si sta svolgendo dall’11 al 13 novembre 2025 presso la struttura NEXT – Nuova Esposizione Ex Tabacchificio a Capaccio Paestum (Salerno). La prima giornata ha offerto grande entusiasmo, con oltre 200 pizzaioli in gara, gustose degustazioni, due workshop formativi e le prime premiazioni della sezione scuola, a testimonianza dell’ampia dimensione educativa e competitiva dell’evento. In particolare, nella gara riservata alla sezione studenti – la Pizza DOC School – sono saliti sul podio: al primo posto l’istituto IIS Ancel Keys di Castelnuovo Cilento; al secondo posto l’IPSAR Ugo Tognazzi di Velletri; al terzo posto l’IIS Piranesi di Capaccio Paestum. Sul palco del Salottino, momento conviviale e di confronto dell’evento, si susseguiranno volti noti del mondo pizza: il presidente della kermesse, Antonio Giaccoli, il padre-pizzaiolo don Antonio Starita, e protagonisti come Filippo Di MBS (MBS), Vincenzo (Latteria Sorrentina), Carlo Fumo (Pizza Girls) con le pizzaiole Jessica Sorrentino e Helga Liberto, e la giornalista/autrice Antonella Amodio. Un momento perfetto per respirare l’atmosfera della manifestazione e raccogliere spunti tecnici, trends e networking. L’organizzazione dell’evento è curata dalla Accademia Nazionale Pizza DOC, che ha reso la manifestazione internazionale: sono infatti iscritti pizzaioli provenienti da più di 30 nazioni. Le categorie in gara sono numerose – professionisti, amatori, scuole – con un regolamento che prevede, tra le altre cose, che il titolo assoluto venga assegnato al concorrente con miglior punteggio in quattro categorie principali. La struttura “NEXT – Ex Tabacchificio” è una location al coperto dotata di zone dedicate alle gare professionali (10 forni tra a legna e elettrici), alle gare amatoriali, a quelli per le scuole, all’area espositiva e al salotto. La Gazzetta del Food seguirà con interesse tutti e tre i giorni di gara, offrendo aggiornamenti quotidiani sui vincitori, sugli approfondimenti del Salottino e sui momenti più significativi. Il campionato prosegue domani con le gare tra i “pizzaioli del futuro”, nuove sfide e un pubblico sempre più appassionato: che vinca il migliore!

Novembre è un mese di transizione: la natura rallenta, i colori si fanno più caldi e le giornate più brevi ci invitano a guardare dentro di noi. È un periodo perfetto per riscoprire il valore della gentilezza, un gesto tanto semplice quanto rivoluzionario. Non a caso, il 13 novembre si celebra la Giornata Mondiale della Gentilezza, un invito a scegliere parole e azioni che costruiscano ponti invece di muri. In un mondo spesso affrettato e rumoroso, la gentilezza diventa un atto di coraggio. È rispetto, empatia, ascolto. È dire “grazie”, ma anche “mi dispiace”. È una carezza, un sorriso, un aiuto concreto. E proprio da questo spirito nasce anche la riflessione su un altro tema che novembre ci porta ad affrontare: la lotta contro la violenza sulle donne, celebrata il 25 novembre con la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Non c’è gentilezza senza rispetto, e non c’è rispetto dove c’è violenza. Ogni donna che subisce un abuso, fisico o psicologico, è una ferita aperta nella nostra società. Il rosso, colore simbolo di questa giornata, ci ricorda il sangue versato ma anche la forza, la passione e la rinascita. Un invito a non restare in silenzio, a educare al rispetto, a scegliere relazioni fondate sulla libertà e non sul possesso. Anche la moda e il cibo, due espressioni profondamente umane e quotidiane, possono farsi veicolo di questi valori. La moda gentile è quella che rispetta il corpo, la diversità e l’ambiente. È sostenibile, inclusiva, libera dagli stereotipi. Indossare un capo non è solo una questione estetica, ma un atto di comunicazione: scegliamo cosa raccontare di noi e del mondo che vogliamo. Allo stesso modo, anche il cibo può essere un gesto di cura e consapevolezza. Preparare un pasto, condividere la tavola, scegliere ingredienti locali e di stagione significa rispettare la terra e le persone. È un modo per dire “ti voglio bene” senza parole, un linguaggio universale di attenzione e amore. In questo novembre, lasciamoci quindi ispirare dalla gentilezza in tutte le sue forme: nelle relazioni, nelle scelte, nei gesti quotidiani. Perché solo una società gentile può essere davvero giusta.

Ciao amici della mia cucina consapevole, oggi vi porto nel cuore della stagione con un ortaggio che amo per forma, colore e personalità: il b roccolo romano. Un capolavoro di madre natura, elegante e perfetto nelle sue spirali. Ogni volta che lo cucino mi ricorda che la cucina è una forma d’arte, ma anche un atto di equilibrio tra nutrimento e bellezza. Lo sapevi che il broccolo romano è una figura geometrica naturale, costruita da una serie di spirali che si ripetono in proporzioni perfette? È l’unico ortaggio che unisce scienza, estetica e salute in un solo colpo d’occhio! Ma oltre a essere affascinante, è anche un alimento ricchissimo di vitamine, sali minerali e antiossidanti. Valori nutrizionali e benefici In 100 g di broccolo romano troviamo: • 30 kcal, pochissime calorie • 90% d’acqua, per idratazione naturale • Vitamina C in quantità superiore agli agrumi • Vitamina K, acido folico, calcio, ferro, potassio • Fibre che aiutano il transito intestinale e la depurazione Io lo chiamo “il mio detox verde” : sostiene il fegato, rafforza il sistema immunitario e aiuta a combattere lo stress ossidativo. La cottura perfetta: dove salute e gusto si incontrano Come Cooking Strategist, per me la cottura è un atto di precisione e rispetto: ogni metodo cambia la texture, il sapore e il valore nutrizionale del cibo. Ecco quindi i miei metodi ideali per cucinare il broccolo romano, mantenendo tutto il suo potenziale: A vapore Il metodo più classico e salutare. In soli 5-6 minuti le cimette restano croccanti, verdi e piene di vitamine. Perfetto come base per insalate, contorni o vellutate. Saltato in padella Con olio extravergine, aglio e peperoncino, in 4-5 minuti, sprigiona tutto il suo carattere mediterraneo. Un contorno veloce, vivace e pieno di energia. Al forno A 190°C per circa 15 minuti, con un filo d’olio, pangrattato integrale e curcuma. Diventa croccante, aromatico e irresistibile. Crudo Per chi ama la purezza: in pinzimonio o insalata, con limone e semi di sesamo. Un’esplosione di freschezza. Sottovuoto (cottura sous-vide ) E qui entra in gioco la mia parte più “strategica” in cucina. La cottura sottovuoto è un metodo meraviglioso per preservare tutti i nutrienti, il colore e la consistenza naturale del broccolo romano. Come la eseguo: • Taglio le cimette e le condisco con un filo d’olio evo, sale leggero e una scorzetta di limone. • Le chiudo in sacchetto sottovuoto e cuocio a 85°C per circa 20 minuti. • Una volta pronte, le passo un attimo in padella per dare profumo e una nota croccante. Risultato: un broccolo dolce, intenso, dalla texture perfetta. La cottura sottovuoto è ideale quando vogliamo un piatto elegante e leggero, senza dispersione di nutrienti o sapore. La mia ricetta del cuore “Amo preparare le linguine con broccolo romano, acciughe, limone e mollica croccante. È un piatto semplice, ma strategico: il broccolo dona cremosità naturale, le acciughe sapidità, il limone freschezza e la mollica una nota di croccantezza. Un equilibrio perfetto, proprio come la sua forma.” Quando e dove trovarlo Il broccolo romano è protagonista dei mercati da ottobre a marzo. Sceglilo sodo, compatto, dal colore verde brillante, segno di freschezza e ricchezza nutrizionale. Perché lo amo Per me il broccolo romano rappresenta la connessione perfetta tra natura e nutrizione. È bello da vedere, buono da mangiare e fa bene al corpo e alla mente. “In cucina, la strategia più vincente è quella che unisce emozione, benessere e conoscenza. Il broccolo romano racchiude tutto questo in una spirale di salute e sapore.” — Chef Gregori Nalon, Cooking Strategist

Nel panorama delle crociere di lusso, la figura del Direttore di Crociera riveste un'importanza cardinale, fungendo da ponte tra l'autorità della navigazione e la gioia degli ospiti. Tra i professionisti che hanno elevato questo ruolo a vera e propria arte, il nome di Gennaro Avallone spicca per carisma, dedizione e una visione che travalica il semplice intrattenimento. La sua ascesa non è frutto del caso, ma di una solida gavetta. Avallone ha imparato l'arte dell'ospitalità marittima partendo dai gradini più bassi, forgiando la sua esperienza a contatto diretto con ogni sfumatura della vita di bordo. Questa profonda conoscenza, maturata sul campo, gli ha conferito non solo la competenza tecnica, ma soprattutto l'empatia necessaria per comprendere e anticipare i desideri di un pubblico globale. Egli incarna l'eccellenza della tradizione MSC, dimostrando che il successo in questo settore richiede un mix di rigore professionale e umanità sincera. Ciò che rende Gennaro Avallone una figura unica nel settore è la sua brillante capacità di unire il prestigio del suo incarico con la modernità della comunicazione digitale. Con la creazione del brand "Gennaro in Crociera" , Avallone si è trasformato in un autentico influencer e tiktoker, traghettando l'esperienza della crociera dal teatro di bordo alle piattaforme social. Questa mossa non è mero personal branding, ma una strategia pionieristica che ha ridefinito il concetto di marketing per la navigazione. Attraverso i suoi contenuti, Avallone non si limita a mostrare il dietro le quinte o il lusso della nave; egli trasmette la sua passione contagiosa, invitando milioni di follower a vivere l’esperienza in prima persona. Il Gusto del Mare: Tra Buffet e Alta Cucina Un aspetto che ha attirato particolare attenzione è il modo in cui Avallone valorizza l’esperienza gastronomica di bordo. Nei suoi video, infatti, racconta con entusiasmo i buffet, i ristoranti tematici e i menù raffinati delle navi MSC, mostrando l’eccellenza culinaria che accompagna ogni viaggio. Non a caso, la sua sensibilità verso la buona tavola è stata notata anche dalla Gazzetta del Food, che gli ha dedicato un approfondimento per il modo genuino e accattivante con cui presenta le pietanze nazionali e internazionali servite a bordo. Dai piatti tipici italiani – come la pasta fresca, la mozzarella di bufala e i dessert napoletani – alle creazioni gourmet ispirate alle cucine di tutto il mondo, Avallone riesce a far percepire il buon cibo come parte integrante del viaggio. Sulle navi MSC, la ristorazione diventa un’esperienza multisensoriale: i buffet ricchi e scenografici, le cene di gala curate da chef stellati e la possibilità di gustare specialità di diversi continenti rendono ogni pasto un momento di scoperta e convivialità. Attraverso i suoi contenuti, Gennaro mostra come una crociera non sia solo mare e intrattenimento, ma anche un viaggio nel gusto, dove la cultura culinaria incontra l’eleganza del servizio e l’autenticità dei sapori. Chi ha avuto la fortuna di interagire con lui testimonia una figura che va oltre l'immagine pubblica. Gennaro Avallone, con le sue radici profondamente campane, porta a bordo una passione e una capacità comunicativa che affondano in una terra di forte tradizione e accoglienza. Questa indole calorosa e naturalmente capace si riflette pienamente nel suo lavoro: la sua comunicazione, sia sul palco che nei messaggi quotidiani indirizzati agli ospiti, è caratterizzata da una scrittura precisa, semplice ma irresistibilmente accattivante. Questa chiarezza riflette il suo approccio manageriale: un’orchestrazione impeccabile del divertimento, dove ogni dettaglio è curato per far sentire l’ospite non un numero, ma un membro privilegiato di una grande famiglia. L’impegno di Avallone nel promuovere la cultura, l’ospitalità e la gioia del viaggio lo rende non solo un eccellente Direttore di Crociera, ma un ambasciatore del Made in Italy nel mondo, un professionista che ha saputo evolvere una professione storica in una dinamica moderna. La sua capacità di trasformare il ruolo del Direttore di Crociera in un brand accessibile e carismatico ha innescato una vera tendenza nel settore. Oggi, la sua visione è un modello che molti cercano di emulare, confermando Avallone non solo come un professionista eccellente, ma come un faro per la navigazione moderna, capace di unire mare, emozione e gusto in un’unica, straordinaria esperienza.

Un nuovo nome pugliese si impone nel panorama internazionale dell’alta pasticceria. Michele Stasi, originario di Bisceglie e oggi Executive Pastry Chef presso i prestigiosi Park Hyatt di Dubai e Abu Dhabi, ha conquistato il Bocuse d’Or, il più ambito riconoscimento del mondo gastronomico. Stasi, già apprezzato per la sua straordinaria creatività e per la capacità di fondere tradizione e innovazione, si è distinto aggiudicandosi anche il titolo di Campione Nazionale di Pasticceria e Cioccolateria. La sua vittoria è il risultato di una combinazione di tecnica impeccabile, eleganza stilistica e profonda sensibilità estetica, qualità che lo hanno reso uno dei talenti più promettenti del settore. Il successo ottenuto apre ora la strada verso una nuova sfida internazionale: la Coppa del Mondo di Pasticceria, le cui semifinali si terranno in Arabia Saudita nel 2026, tappa decisiva per accedere alla finalissima di Lione nel 2027, capitale mondiale dell’alta gastronomia. La Regione Puglia ha espresso grande soddisfazione per il risultato raggiunto da Stasi, sottolineando come il suo percorso rappresenti un motivo d’orgoglio per l’intero territorio. “Il talento e la dedizione di Michele Stasi – si legge nella nota – testimoniano la capacità della Puglia di esprimere eccellenze riconosciute in tutto il mondo, ambasciatrici del gusto, della cultura e della qualità che contraddistinguono la nostra regione.” Un traguardo che conferma il valore di una generazione di professionisti capaci di portare la pasticceria pugliese oltre i confini nazionali, facendone un simbolo di passione, innovazione e autenticità. Orgoglio pugliese, eccellenza mondiale.

Nel prestigioso scenario del 24° Campionato Mondiale di Pizza Piccante, il Trofeo Filippo Matellicani ha celebrato la maestria e la passione dei pizzaioli che hanno saputo distinguersi per tecnica, creatività e sensibilità umana. A conquistare il gradino più alto del podio è stato Daniel Guarnera, seguito da Ivan Correnti, secondo classificato, e Saviana Antonio, terzo. Tre professionisti che, con il loro talento, hanno reso omaggio allo spirito del trofeo: unire eccellenza e solidarietà. Dedicato alla memoria del figlio di Francesco Matellicani, il Trofeo rappresenta un forte messaggio di impegno e speranza. Le quote d’iscrizione vengono infatti devolute in beneficenza, sostenendo la ricerca e progetti di aiuto concreto. Ancora una volta, la manifestazione ha dimostrato come la pizza, simbolo di condivisione e passione, possa trasformarsi in un linguaggio universale capace di unire gusto, memoria e solidarietà, rendendo il Trofeo Filippo Matellicani uno dei momenti più sentiti del Campionato Mondiale di Pizza Piccante.


